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Total Recall – Atto di Forza











Sebbene avesse ottenuto un premio Oscar speciale per gli innovativi effetti visivi, "Total recall" di Paul Verhoeven, tratto nel 1990 dal racconto breve di Philip K. Dick "Ricordiamo per voi" e distribuito in Italia con il titolo "Atto di forza", non fu propriamente tra i migliori fanta-movie sfornati dal geniale autore di "Robocop" e "Starship troopers - Fanteria dello spazio".
Con il Colin Farrell di "In linea con l’assassino" al posto del protagonista originale Arnold Schwarzenegger, è sotto la regia del Len Wiseman artefice della serie "Underworld" e regista di "Die hard - Vivere o morire" che torna sul grande schermo l’assurda avventura dell’operaio Douglas Quaid, il quale, impegnato in una società del futuro in un viaggio cerebrale con i ricordi di una superspia, finisce per trasformarsi in un uomo ricercato e braccato dalla polizia a causa di procedure errate.
Ma, mentre il fatto che dietro la macchina da presa si trovi colui che ha iniziato la citata saga incentrata sulla lotta tra licantropi e vampiri risulta testimoniato anche dalla presenza di Kate Beckinsale e Bill Nighy – entrambi provenienti da essa – rispettivamente nei panni di Lori, moglie di Quaid, e di Matthias, capo della resistenza per cui lavora Melina alias Jessica Biel, è un’estetica generale che sembra molto più vicina a "Blade runner" di Ridley Scott che al film del 1990 a caratterizzare le quasi due ore di visione, complici i toni piuttosto dark della fotografia di Paul Cameron.
Film da cui, tra l’altro, viene recuperata l’immagine della prostituta munita di tre seni, ma rispetto al quale troviamo, in più, banconote con stampato sopra il volto di Barack Obama e nuove movimentate situazioni come quella dell’inseguimento a bordo di automobili volanti o la fuga che si svolge all’interno del maestoso sistema di elevatori.
Situazioni che, realizzate grazie al notevole progresso ormai effettuato dalle tecnologie alla base dell’effettistica digitale, provvedono senza ombra di dubbio a emozionare lo spettatore per garantirgli la giusta dose d’intrattenimento; trasferendo il tutto, però, in una dimensione da lungometraggio-videogioco per teen-ager decisamente lontana da quella da incubo futuristico adulto che Verhoeven enfatizzò senza rinunciare neppure a creature mostruose ed a una certa accentuata violenza a base di splatter.
Quindi, l’azione e il coinvolgimento non mancano davvero (del resto, su questo Wiseman è una garanzia), ma il risultato senza infamia e senza lode non va assolutamente considerato come un remake della discutibilissima – seppur più riuscita – opera verhoeveniana, bensì in qualità di nuova trasposizione del succitato scritto di Dick. Anche perché le intenzioni della produzione pare che fossero queste ultime.

La frase:
"Credi davvero che un operaio possa sopraffare una squadra di uomini altamente addestrati?".

a cura di Francesco Lomuscio

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