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Lo spaventapassere











Jonah Hill è uno dei volti di maggiore successo della commedia americana degli ultimi anni Lanciato dal regista e produttore Judd Apatow, fece il suo debutto sul grande schermo con "40 anni vergine" e da allora è stato presente in molte delle pellicole targate da quello che nel corso degli anni è stato denominato non a caso il Team Apatow e che comprende tra gli altri Seth Rogen, Jason Segel, Michael Cera e Justin Long. Jonah Hill è normalmente il ragazzo grasso del gruppo, il nerd per eccellenza (non a caso era uno dei tre ragazzini di Suxbad), quello che viene tirato dentro a situazioni difficile e compromettenti nonostante lui non voglia, ma segua semplicemente qualcuno con più ascendente di lui (come in "In viaggio con una rockstar"), anche se alla fine è sempre quello che ci rimette di più.
A forza di interpretare, e bene, questi ruoli da spalla Hill si è guadagnato la fiducia dei produttori e la sua carriera ha preso un’impennata. Prima l’ottima performance drammatica in "Cyrus", poi il doppiaggio di Titan in "Megamind", infine addirittura una nomination all’Oscar come migliore non protagonista di "L’arte di Vincere" accanto a Brad Pitt. E’ sulla scia di questi successi che Hill ha avuto finalmente la possibilità di essere al centro di un film scritto su misura per lui, ovvero "Lo Spaventapassere".

Noah è un ragazzo del college che viene incastrato dalla mamma affinché faccia da babysitter ai tre figli di una coppia di amici di famiglia. Logicamente si tratta di tre bambini ingestibili che faranno di tutto per farlo impazzire, anche se pure Noah ci mette del suo quando decide di accettare l’invito ad una festa e portarsi dietro tutta la combriccola. Tra equivoci, brutte figure e malavita semi-organizzata, la sua nottata sarà di quelle che si ricorderanno a lungo.

Prima di "Lo spaventapassere" il regista David Gordon Green aveva già diretto due film dall’analoga comicità demenziale, ovvero "Strafumati" e "Sua Maestà" (uno dei più grossi flop dello scorso anno con James Franco e Natalie Portman). Entrambi non erano il massimo del divertimento (viene da chiedersi perché gli si dia tanta fiducia, sarà sempre lui a dirigere il prossimo remake di "Suspiria" di Dario Argento) e tanto meglio non è questa sua nuova creazione, un concentrato di situazioni a volte simpatiche, ma il più delle volte noiose e che sanno di déjà-vu. Difficile dire qualcosa di nuovo quando si parla di babysitter e di nerd e per cercare di raggirare il problema gli autori hanno cercato di spingere ancora di più sulle gag a sfondo sessuale, facendo del protagonista addirittura un virtuoso dei lavori con la lingua e facendo di questa trovata un perno del film. Neanche la presenza di Sam Rockwell riesce a riabilitare "Lo Spaventapassere" e farne un lungometraggio degno di essere ricordato almeno qualche scena. Per Jonah Hill comunque non è una bocciatura visto che contemporaneamente a questa pellicola, il ventinovenne attore californiano era impegnato a girare anche "21 Jump Street", film che non solo lo vede sensibilmente dimagrito, ma che è già stato campione di incassi negli Stati Uniti (in Italia esce con il solito ritardo).

La frase:
"Il mio nome è Soul, Soul Baby".

a cura di Andrea D'Addio

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