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Thermae Romae











Lucius Modestus (Hiroshi Abe) è un architetto dell’antica Roma che ama particolarmente le terme e pensa continuamente a come migliorarle. Un giorno, dopo essersi immerso in una vasca, entra in una sorta di buco spazio-temporale che lo catapulta nel Giappone dei giorni nostri. Farà avanti e indietro nel tempo svariate volte, prendendo gli oggetti contemporanei come esempi da riprodurre nel suo mondo antico e instaurando nel frattempo un rapporto di complicità con una ragazza giapponese interpretata da Aya Ueto.
Trasposizione cinematografica per la regia di Hideki Takeuchi del fortunatissimo fumetto di Mari Yamazaki (pubblicato in Italia da Star Comics), Thermae Romae è un film anomalo nel panorama cinematografico italiano. Di grande successo in patria, è una pellicola difficilmente digeribile per il pubblico italiano, per varie motivazioni. C’è innanzitutto un fastidio congenito nel vedere una rappresentazione così grossolana dell’antica Roma, anche se nella pellicola il tono è volutamente scherzoso, mediamente lo spettatore italiano fa una certa fatica ad accettarlo, come dimostrato da esempi illustri come la serie tv Spartacus, grande successo negli Stati Uniti, poco considerata in Italia. C’è poi l’aggravante di una comicità scadente che può avere una giustificazione e un’aggravante: da una parte si potrebbe dire essere di stampo prettamente orientale, particolarmente distante dalla nostra e quindi di difficile breccia nei cuori nostrani. Dall’altra va detto che, estraniandola dalla connotazione geografica-culturale, non pare comunque essere una comicità particolarmente convincente, certamente non volgare ma altrettanto certamente non irresistibile per colpa di una sceneggiatura che non riesce ad andare oltre, presentando situazioni quasi sempre uguali a loro stesse, prive di inventiva e della giusta forza comica, un dettaglio non da poco per un film che vorrebbe essere comico. È inoltre un film enormemente didascalico, e questo è dato probabilmente dall’esigenza di spiegare al pubblico giapponese alcune caratteristiche del mondo romano, caratteristiche a noi ben note, e per questo la quasi incessante voce fuori campo che spiega il pensiero del protagonista diventa quasi subito fastidiosa. C’è tra le righe anche un’esaltazione del copiare in modo creativo, caratteristica spesso ingiustamente rinfacciata dal mondo occidentale a quello orientale che, nel suo momento di grande crescita economica ha usufruito senz’altro della qualità di saper osservare, riprodurre e riproporre creativamente.
È in definitiva difficile giudicare positivamente un film come questo, un prodotto probabilmente troppo distante dai nostri gusti, troppo superato, dal punto di vista del linguaggio, troppo “primitivo”. Ci sono molte pellicole straniere che non trovano spazio in Italia, viene da chiedersi come Thermae Romae possa essere riuscita a farlo.

La frase:
"Roma non sarebbe Roma senza le sue terme".

a cura di Alessio Altieri

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