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The Messengers
"The messengers" sulla carta si presentava come un'operazione interessante.
Non il solito remake di un film orientale diretto dallo stesso regista, come nel caso di "The ring 2", o "The grunge 2", ma un progetto interamente americano diretto da due registi taiwanesi, i gemelli Pang, conosciuti da noi per film come "The eye".
Si poteva sperare in una reale contaminazione tra l'horror di stampo asiatico e quello americano, tanto più che a produrre il film era la casa di produzione di Sam Raimi... e invece l'operazione si è rivelata un mezzo fallimento già prima di entrare nelle sale. La pellicola in seguito ad uno screening test negativo aveva convinto Raimi a rigirare alcune scene, il fatto strano è che ad occuparsene non sono stati i gemelli Pang, ma un altro regista.
Il motivo per cui il film non ha riscosso grande successo è probabilmente da ricercarsi in una trama terribilmente scontata e nell'incapacità di creare un vero interscambio tra i due generi horror.
Il contesto è il più tipico e noto possibile: una casa isolata nella campagna rurale americana, dove anni prima erano stati commessi efferati delitti e ora abitata dalla tipica famiglia americana, padre, madre, una figlia adolescente e un figlio piccolo, scappati dalla grande città per ritrovare pace e serenità.
Nella casa infestata però non si aggirano né zombi, né mostri ma i tipici fantasmi giapponesi, con tanto di capelli lunghi e neri e occhi bianchi e cerchiati.
Il film soffre proprio di questa dicotomia: le riprese sono all'interno della casa, i movimenti di macchina, i rumori, il montaggio riprendono tutti gli stilemi del cinema horror orientale, quando invece siamo all'esterno lo stile americano la fa da padrone, con attacchi di corvi e distese di campi coltivati.
"The Messenger" così perde organicità e non riesce a creare tensione, in particolare l'ambiente esterno non è congeniale ai Pang che non riescono mai a sfruttarne il potenziale, concentrando tutti i momenti di forte tensione all'interno dell'abitazione.
Non si può dire però che i Pang non abbiano studiato, i riferimenti ad altri film horror si sprecano e per non far torto a nessuno le citazioni vengono prese tanto da film americani che da quelli orientali si va da "Uccelli" di Hitchcock a "The giunge", da "The Amityville Horror" a "Dark water", da "Il Sesto senso" a "The Ring" e ancora "Psycho", fino a "Shining", così tra una citazione e l'altra quello che veramente manca sono le emozioni e la creatività.
La frase: "Li hai visti anche tu, non è vero?"
Elisa Giulidori
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