The Last Shot
Hollywood ha influenzato l'immaginario di intere generazioni di appassionati di cinema. Per quanto si possa essere d'accordo o in disaccordo con quell'idea maestosa di fare film, è innegabile il grande fascino che gli studios, i divi, i grandi mezzi hanno esercitato su noi spettatori. Comunque, Hollywood o no, sono stati tanti i registi che hanno omaggiato il Cinema parlando nei loro film del Cinema stesso. Truffaut ("Effetto notte"), Fellini ("8 ½"), Pasolini ("La ricotta"), Billy Wilder ("Viale del tramonto"), Jerry Lewis ("Jerry 8 e ¾") e tantissimi altri autori hanno parlato di questo fantastico mezzo quasi a volerne svelare il suo segreto. In questo filone, negli ultimi anni, si sono inserite molte commedie che vogliono essere un omaggio e un affettuosa critica a questo mondo (c'è da ricordare almeno "Bowfinger" di Frank Oz, piccolo gioiellino qui da noi ingiustamente sottovalutato), e l'opera prima di Jeff Nathanson vuole essere proprio questo.
La storia è quella di Steven Schats (Matthew Broderick), che fa il bigliettaio nella famosa "Chinese walk" (dove ci sono le stelle commemorative dei più grandi artisti americani), ma ha un sogno nel cassetto: poter dirigere un film basato su una sua sceneggiatura che nessuno gli vuole produrre. Un giorno arriva un produttore che è deciso a finanziargli il progetto, ma in realtà questo produttore (Alec Baldwin) è un agente del FBI che vuole usare l'idea di Schats solo per agguantare il boss mafioso John Gotti. Riuscirà il regista a realizzare il suo sogno?
Nathanson parla del cinema, o meglio del fare il cinema, in maniera molto affettuosa, ma allo stesso tempo ne fa un'analisi senza pietà. "The last shot" vuole essere un film sulla possibilità di un sogno al di fuori delle interferenze economiche. E' il racconto di una lotta tra un mondo ricco e cinico e la voglia di poter dire "ci sono anch'io". Ma è anche la storia di un'idea portata avanti malgrado sia duro andare avanti. Ed è proprio qui il pregio più grande del film: il racconto dell'ostinazione per far sì che quest'idea si realizzi.
In più di cent'anni quanti sono stati i registi che hanno lottato per poter realizzare i loro progetti malgrado i soldi che non bastano mai, gli attori che fanno le bizze, i produttori che pressano e altre mille incombenze. Penso che proprio a loro il film sia dedicato. Perché se è vero che ci sono film che incassano miliardi è anche vero che tanti altri non riescono neanche a rifarsi dei soldi spesi.
Però quando in sala si spengono le luci e su uno schermo bianco come per magia appare il mondo, allora forse è valsa la pena almeno averci provato.

Renato Massaccesi

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