The Jacket
"The Jacket" sembrerebbe un titolo perfetto per una delle ormai famose recensioni in romanesco("Er Giacchetto") dell'ineffabile Johnny Palomba, e se ancora non conoscete i
suoi libri dateci un'occhiata sul sito della Fandango.
Ma, ahimè, nel film più che di giacche o giacchetti si parla di ben altro e cioè della camicia di forza che il Dottor Baker (Kris Kristofferson) mette a Jack Stark, un reduce dalla guerra del golfo accusato di omicidio, prima di metterlo subito dopo in un loculo di obitorio e lasciarlo lì dentro abbandonato a sé stesso per qualche ora.
Il bello è che superata l'angoscia claustrofobica, il Nostro non vede l'ora di tornare nella sua personale stanza della tortura e noi con lui, perché sappiamo che lì c'è il cuore della storia che stiamo vedendo.
Sotto l'effetto di droghe e psicofarmaci, Stark infatti riesuma dalla sua amnesia squarci di un Passato che non ricorda più ma soprattutto vive una vita parallela in un Futuro da cui potrà modificare il Presente e quindi di nuovo ancora, ovviamente, il Futuro.
La linea horror anche se mixata con lo spazio-tempo fantascientifico (con tanto di happy-end sentimentale per non farci mancare niente, ma proprio niente) rimane tutto sommato l'aspetto più prevedibile dell'operazione dell'inglese John Maybury ("Love is the Devil", la biografia di Francis Bacon) che a volte a colpi di cinema e più spesso a colpi di videoclip, di montaggi ad effetto e sovrimpressioni, per fortuna sa portarci anche da qualche altra parte, dove si gioca la vera partita.
E cioè in un viaggio dentro un mondo bianco e violento, sia all'esterno (il Vermont coperto di neve) che all'interno (l'Ospedale Psichiatrico di Alpin Grove), che strada facendo si trasforma in un viaggio attraverso l'aldiquà e l'aldilà mentale e metafisico del protagonista, un viaggio che con la sua forza sinistra e sospesa attrae verso di sé lo spettatore, complice anche la soundtrack di Brian Eno.
Sospesi rimaniamo però anche noi alla fine della proiezione, nel bel mezzo di un sì e un no,
cioè di un "nì" per questo "thriller psicologico dalle sfumature gotiche" (non vi preoccupate, la creatività degli uffici stampa è pressoché inesauribile) prodotto anche dalla Section Eight di Clooney e Sodembergh e in cui vediamo all'opera anche la dottoressa "buona" Jennifer Jason Leigh e Kneira Knightley in versione mora adolescenzial-irrequieta.
Sospesi ma con la tentazione di avvicinarsi al nasone del Premio Oscar Adrien Brody e di stringere la mano al dolore, alla rabbia, agli spaesamenti e alle paure del suo Jack Stark.
Magari senza camicia di forza.
Max Morini
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