FilmUP - Recensione: La Coniglietta di Casa

La Coniglietta di Casa
Quella del college è un’ambientazione tipica per i film americani dedicati ai teenager. La storia dei nerd che si riscattano e si vendicano dei gruppi di studenti più fichetti (e cinici), spesso riuniti in confraternite, ricorre dai tempi di Animal House in maniera costante. Qui il canovaccio è lo stesso, solo che protagoniste sono ragazze, mentre l’elemento di rottura, quello che ribalta i ruoli, è rappresentato dalla coniglietta del titolo, la playmate Shelley, appena cacciata fuori dalla famosa casa di Hugh Hefner. E’ lei che prende infatti le redini di una confraternita a rischio esclusione dall’università perché a corto di iscrizioni: nessuna ragazza è disposta ad iscriversi in un gruppo che i ragazzi evitano come uno scoglio pieno di cozze. Chiaro che si tratti della persona giusta al posto giusto.
Il film di Fred Wolf, per quanto scontato e superficiale nella trattazione della tematica centrale, ha il merito di non prendersi troppo sul serio e di filare via liscio come l’olio. Ha una bella e brava protagonista (ok che spesso fa film demenziali alla pari di una Carmen Electra, ma è innegabile che Anna Faris abbia dei buoni tempi comici), alcune trovate davvero esilaranti (quella del gatto che non vuole partire su tutte) e una gustosa citazione-parodia (Forrest Gump) che da sola fa più ridere di tanti, interi, cinepanettoni italiani. Siamo dalle parti del film di cassetta, i raccordi narrativi sono da videoclip e nonostante si cerchi di essere politically correct, comunque l’idea che l’estetica sia importante quanto l’intelligenza e la cultura, rimane nonostante il finale buonista, ma il tutto è fatto con mestiere e, francamente, non è da questi film che ci si aspetta un’illuminazione sulla vita di oggi.

La frase:
- "Mi state cacciando fuori?"
- "Forse è per la tua età"
- "Ma ho 27 anni"
- "Per una coniglietta sono come 59".

Andrea D’Addio

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