Lo spaccacuori
Dopo aver toccato il massimo del proprio “politically incorrect” realizzando un film bellissimo nel suo essere al contempo irriverente e poetico, con “Fratelli per la pelle”, Bobby e Peter Farrelly hanno preso una deriva più sentimentale e prevedibile: la commedia romantica. “Lo spaccacuori” segue infatti a grandi linee quanto già fatto intravedere con “L’amore in gioco”. Se quello era il remake dell’inglese “Febbre a 90”, anche stavolta si tratta di rifacimento.
Ad essere colpito stavolta è “Il rompicuori” di Elaine May datato 1973 e scritto da quel genio di Neil Simon che sulla commedia basata sull’equivoco ha fondato alcune delle sue migliori piéce.
Una donna appena sposata che si scopre non essere quella giusta, una nuova appena conosciuta che è senza dubbio la propria anima gemella, ma che non sa nulla del matrimonio appena celebrato, e così via.
Espedienti narrativi abbastanza semplici che i Farrelly cercano di prendere in mano non facendoli completamente propri.
Non che il loro manico non si senta, alcune scene e trovate sono tipicamente “Farrelly” ( su tutte la prima notte di nozze e la medusa sulla schiena), ma sono solo sprazzi di originalità e anticonformismo narrativo di cui un tempo i loro film erano pieni. Che abbiamo “il mestiere” e l’abilità di confezionare un medio/buon prodotto di massa è indubbio, ma per questo noi spettatori abbiamo già i vari Ivan Reitman, Nora Ephron, Rob Reiner e tanti altri. Vedere loro che erano sempre stati all’esterno, se non critici, di queste logiche, rientrarvi (quasi) a pieno, dispiace. In tal senso rimane giusto la soddisfazione di vedere un film in cui i due protagonisti non si danno neanche un bacio...
Al centro del tutto un Ben Stiller, che seppure faccia “il solito ruolo”, lo fa sempre bene.
Lui, lanciato proprio dai Farrelly con “Tutti pazzi per Mary”, si ritrova proprio all’interno di un progetto che sembra faccia di tutto per ricalcare i fasti della pellicola con Cameron Diaz. Molte sequenze sono riproposte pari pari: dallo spinello al chiaro di luna, al “dire le cose per scherzo” ( vi ricordate il padre di colore della giovane Mary che spiegava a Ted che lei se ne era già andata con un altro ragazzo?) e tante altre quantomeno “ricordano” (come l’odissea passata da Stiller per arrivare dalla propria amata). Manca purtroppo la varietà, il saper sorprendere, quel continuo far dire o far fare ciò che nessuno si aspetta e anche, perché no, quel sincero romanticismo, che al di lá di tutto traspariva sempre dagli strampalati personaggi dei loro film.
Sia chiaro: con “Lo spaccacuori” ci si diverte, e il risultato è ben maggiore della media di prodotti analoghi, ma per le aspettative che i Farrelly sanno ancora creare, è un passaggio a vuoto.

La frase:
- "Ti amo"
- "Ah... amore, amore, amore... amore."

Andrea D’Addio

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