The guardian
Tra i compiti della Guardia Costiera degli Stati Uniti, il cui motto è "Semper paratus" e cioè sempre pronti, rientra l'assistenza ai naviganti in difficoltà, anche nelle condizione atmosferiche più estreme. "The Guardian" rientra in quella categoria di film che al di là di ogni pretesa narrativa offrono in realtà un lungo spot pubblicitario in favore dell'organizzazione, dell'ente o del ramo delle forze armate che fornisce il quadro in cui si sviluppa la trama.

Dopo un salvataggio molto traumatico il veterano Ben Randall (Kevin Costner) diventa seppur controvoglia istruttore di "Rescue swimmers", di quella categoria che come suggerisce il nome esegue salvataggi nei mari in tempesta con enorme rischio per la propria vita. Il tasso di abbandono è ovviamente altissimo, e ovviamente Randall offre un approccio pratico, alternativo e innovativo ai propri allievi. Tra questi c'è Jake Fischer (Ashton Kutcher), un misterioso primo della classe che probabilmente ha solo bisogno di essere raddrizzato. Già da questa trama si possono immaginare le situazioni cui assisteremo durante questo lungo film (a volte anche 100 minuti possono sembrare troppi), mediati da diverse pellicole ad ambientazione militare. Siccome l'intento di "The Guardian" è smaccatamente apologetico i conflitti non vengono mai portati alle estreme conseguenze e in fondo i rapporti tra reclute e addestratori, al di là di una rudezza di facciata, sono improntati al rispetto reciproco. Pertanto è proprio questo difetto di fondo ad impedire a "The Guardian" di decollare, nonostante il cast sia di buon livello (e vi potrete divertire a riconoscere molti visi presenti in diverse serie televisive di successo degli ultimi anni) e l'aspetto tecnico della realizzazione sia tutt'altro che deprecabile. E così questo prodotto si trascina stancamente e allo stesso tempo cerca di andare in tutte le direzioni possibili, analizzando il rapporto maestro-recluta, il conflitto tra dedizione e vita privata, il laceramento interiore dato dalla presenza costante di spettri del passato.

Poi, proprio quando il film sembra concluso e si ha la sensazione che abbia detto tutto il possibile presenta ben due finali consecutivi, forse non di troppo ma legati in modo tale da lasciare lo spettatore stremato e non del tutto soddisfatto.

La frase: "Dubito molto che qualcosa la impressioni capo!"

Mauro Corso

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