The Eye
Che l’hongkonghese “Gin gwai”, diretto nel 2002 dai fratelli gemelli Oxide e Danny Pang e meglio conosciuto con il titolo anglofono “The eye”, avrebbe generato prima o poi, dopo i due sequel del 2004 e 2005, una rilettura a stelle e strisce, era già intuibile dalla spettacolare sequenza di esplosione che giungeva a pochi minuti dall’epilogo, non troppo diversa da quelle viste in un’infinità di prodotti partoriti dal mainstream cinematografico made in USA.
Sequenza che, ricostruita da David Moreau e Xavier Palud, già autori del gioiellino franco-rumeno “Them” (2006), assume ora i curiosi connotati di speranzosa arma di celluloide volta ad esorcizzare le fobie nei confronti del terrorismo post-11 settembre.
Ed è sicuramente questo uno degli aspetti più interessanti del nuovo “The eye”, che, su sceneggiatura di quel Sebastian Gutierrez che in fatto di horror script già curò “Lei, la creatura” (2001, anche diretto), “Gothika” (2003) e “Snakes on a plane” (2006), vede la bella Jessica Alba (“I fantastici 4”), come l’interprete originale Lee Sin-Je, nei panni di una ragazza non vedente – il cui nome viene qui cambiato da Mun in Sydney – per la quale un rischioso trapianto di cornea andato a buon fine, da dono si trasforma in maledizione.
Infatti, in maniera abbastanza fedele al capostipite, dal quale vengono recuperati sia i lenti ritmi di narrazione che la contrastata fotografia, non tardano a manifestarsi misteriosi individui sfigurati e inquietanti figure spettrali che presagiscono morti improvvise, fino al momento in cui Sydney, appreso che l’immagine che vede riflessa negli specchi non le appartiene, decide di far luce sulla prima proprietaria delle sue cornee.
Mentre il sonoro, stratagemma che permise ai Pang brothers di rendere non poco spaventoso il proprio lungometraggio, porta qui a risultati meno efficaci, come meno efficace appare anche la tesissima sequenza dell’ascensore, momento da antologia della pellicola del 2002.
In ogni caso, con meno pessimismo dell’originale, l’accoppiata Moreau-Palud ci regala un onesto e tutt’altro che disprezzabile remake che, come quelli dei vari “The ring” e “The grudge”, risulta sicuramente utile al fine di stimolare gli spettatori occidentali (soprattutto quelli più giovani) nella riscoperta del titolo da cui prende le mosse, costringendo ancora una volta chi già lo conosce, invece, a rivedere lo stesso film privato, però, degli occhi a mandorla.
La frase: "Deve essere terribile vedere il mondo degli spiriti, vero?".
Francesco Lomuscio
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