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Il ragazzo della porta accanto











Qui anche produttrice insieme al Jason Blum finanziatore, tra gli altri, dei franchise dell’orrore “Paranormal activity” e “Insidious”, la sexy Jennifer Lopez concede anima e splendido corpo a Claire Peterson, professoressa di letteratura classica che, in decisa via di separazione dal fedifrago marito Garrett alias John Corbett, cerca di gestire il non facile rapporto con il figlio adolescente Kevin, interpretato dallo Ian Nelson di “The judge” (2014).
Una piuttosto complicata situazione in cui viene supportata anche da Vicky, ovvero la Kristin Chenoweth di “Tutti insieme inevitabilmente” (2008), vice preside della scuola in cui esercita la sua professione, e che viene ulteriormente aggravata dall’arrivo del nuovo vicino di casa Noah Sandborn, affascinante giovane che, perduti da circa un anno i propri genitori, vive ora insieme all’anziano prozio.
Affascinante giovane incarnato dal Ryan Guzman di “Step up 4 Revolution 3D” (2012) e “Step up all in” (2014) e che non solo si mostra immediatamente disponibile con il nucleo familiare dei Peterson, ma arriva pian piano a sedurre la donna e a stringere un rapporto di amicizia con Kevin, oltretutto segretamente innamorato della bella coetanea Allie Callahan, nei cui panni troviamo la Lexi Atkins vista in “Zombeavers” (2014) e “Ted 2” (2015).
E, ovviamente, è proprio la calda (ma decisamente casta) sequenza di sesso tra il ragazzo e la sensuale insegnante a rappresentare il momento più atteso della oltre ora e venti di visione, tecnicamente confezionata con professionalità dal Rob Cohen autore di “Fast and furious” (2001) e “La mummia – La tomba dell’imperatore Dragone” (2008), ma destinata presto a rivelarsi piuttosto fiacca e tutt’altro che coinvolgente.
Perché, man mano che Noah s’intrufola sempre più nella vita della protagonista e che emerge la sua natura di molto poco raccomandabile individuo, la sceneggiatura a firma della esordiente Barbara Curry non sembra essere in alcun modo capace di generare la tensione tipica (e obbligatoriamente necessaria) del filone dei thriller da grande schermo incentrati sui pericolosi sconosciuti rovina-famiglie e che riconosce uno dei suoi più riusciti esempi nel super cult “The stepfather – Il patrigno” (1987) di Joseph Ruben, capostipite di una trilogia e oggetto del trascurabile rifacimento “Il segreto di David – The stepfather” (2009) di Nelson McCormick.
Filone cui il lungometraggio coheniano in questione si riallaccia in particolar modo nel corso della sua ultima mezz’ora, quando, paradossalmente (e inutilmente), fanno la loro entrata in scena inaspettate dosi di visivamente non troppo innocua violenza che provvedono in parte ad elevarlo dal look di banale prodotto televisivo adatto, per lo più, ad accompagnare un distratto, afoso pomeriggio estivo accanto al condizionatore casalingo.

La frase:
"Niente pregiudizi, niente regole, soltanto noi".

a cura di Francesco Lomuscio

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