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Le avventure di Sharkboy e Lavagirl in 3-D
In Robert Rodriguez si annidano due anime. La prima, ed è quella che lo ha portato alla ribalta, è quella pulp, quella "figlioccia" di Quentin Tarantino di cui è grande amico e con il quale ha lavorato a storie grottescamente cruente come "Dal tramonto all'alba" e "Sin city"; l'altra è quella del buon padre di famiglia che si preoccupa di fare film che possano far divertire i giovanissimi come la serie di Spy Kids, in America un vero e proprio successo, qui da noi un po' meno.
Proprio a quest'ultima modalità appartiene "Le avventure di Shark boy e Lavagirl". Un vero e proprio atto d'amore di Rodriguez per suo figlio di sette anni Racer Max. Tutti i personaggi da fumetto che popolano la storia, sono stati inventati infatti da questo "enfant prodige" che un po' come il padre ( che girò "El Mariachi" a soli 24 anni) non ha perso tempo per lasciare il proprio nome nel mondo "cinema". Che si legga nei titoli di testa "La famiglia Rodriguez presenta" non è quindi un caso…
Max ha dieci anni ed è un bambino solitario, emarginato dagli altri suoi coetanei e, soprattutto, vessato dai continui soprusi del bullo della scuola, Meno. Per sfuggire alla sua solitudine, Max ha inventato due amici immaginari, Shark Boy, un ragazzo metà umano e metà squalo, e Lava Girl, una ragazza con le mani e i capelli di fuoco che brucia e scioglie qualunque cosa tocchi. Magicamente i due personaggi fantastici diventano reali e insieme a loro Max intraprende una straordinaria avventura per dimostrare che i sogni possono veramente realizzarsi. Sulla loro strada però si intromette il perfido Mr. Electric, un essere malvagio che vuole distruggere i sogni dei bambini per mezzo di un incantesimo...
Il film è senza dubbio rivolto ad un pubblico giovanissimo. L'accompagnatore di turno avrà giusto il piacere di (ri)provare quegli occhialetti tridimensionali da una lente blu e una rossa che fino a vent'anni fa erano considerati quasi rivoluzionari, e che Rodriguez già riportò nei cinema con l'ultimo capitolo di Spy Kids (il terzo). Le immagini escono dallo schermo quasi che vogliano farsi toccare dallo spettatore.
In un mix fra "La storia infinita", "Gli incredibili", "Yattaman" (spassosa la scena con i due ragazzini che si lanciano minimostriciattoli come facevano Yattacan e il trio Dronio) e chi più ne ha più ne metta, il film scorre lentamente senza né affascinare per paesaggi e situazioni fantasiose, né raggiungendo quella "morale della favola" che tutti ci aspettiamo (legittimamente) da film fatti per ragazzi ancora in via di formazione. Frasi del tipo "I sogni egoistici non dovrebbero farsi" risultano francamente davvero fuori di qualsiasi interesse o finalità educativa.
A tutto ciò va ad aggiungersi il poco sopportabile protagonista, sempre imbronciato e lamentoso. Che lo volesse la parte, o che sia una caratterista propria del giovane attore non ci è dato sapere, fatto sta che se lo trovassimo davvero sul pianeta Sbava nessuno si lamenterebbe.
Il finale risolleva un pochino il tutto, e non è detto che taluni troveranno un film del genere comunque piacevole per un pomeriggio domenicale da babysitteraggio.
La frase:
-Dovevamo proprio traslocare così vicino alla scuola?
-Tuo padre pensava che così avremmo risparmiato la benzina
Andrea D'Addio
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