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The Accountant

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Sara D'Agostino18 ottobre 2016Voto: 5.5
 

  • Foto dal film The Accountant
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Il premio Oscar Ben Affleck, dopo aver prestato il volto ad uno dei più celebri supereroi della DC comics, Batman, torna sul grande schermo in The accountant.
Il film, in concorso alla undicesima Festa del Cinema di Roma, è un thriller al cardiopalma diretto da Gavin O'Connor (“Miracle”, “Pride and Glory-Il prezzo dell’onore”, “Warrior”) e ruota attorno alla personalità complessa e piuttosto singolare del suo protagonista: Christian Wolff. All’inizio di “The Accountant”, incontriamo Christian Wolff bambino, con i suoi genitori alla ricerca di un aiuto professionale per lui. Affermando alla coppia che loro figlio in realtà possiede un dono piuttosto che un handicap, il neurologo si offre di occuparsi del suo caso. Ma il padre di Chris ha una sua teoria, su come preparare il figlio ad affrontare un mondo che può essere duro per chiunque venga etichettato come “diverso”.

Il regista pone dunque l'accento, sin dalle prime battute del film, su una problematica delicata, quella dell'autismo. Tuttavia crescendo Christian riesce a volgere a proprio vantaggio il suo “problema” e, pur avendo grandi difficoltà nel relazionarsi con gli altri, è diventato un genio della matematica, anzi, sotto la copertura di un ufficio di consulenza fiscale di una cittadina, lavora come commercialista freelance per alcune delle organizzazioni criminali più pericolose del pianeta. Quando la Sezione Crimini del Dipartimento del Tesoro, comandata da Ray King (J.K. Simmons), inizia a sospettare di lui, Christian assume un incarico da un cliente legittimo: una compagnia di robotica all’avanguardia, in cui una delle sue impiegate (Anna Kendrick) ha scoperto una discrepanza nei conti di alcuni milioni di dollari. Ma quando Christian inizia a controllare i libri contabili e ad avvicinarsi alla verità, comincia a verificarsi una sospetta serie di omicidi.

Il film si avvale di un cast che si rivela piuttosto efficace in cui spicca l'interpretazione di Affleck che, prestando il suo volto a Chris Wolff, ben incarna il senso di disagio e di straniamento del personaggio con un viso spesso impassibile ed uno sguardo glaciale che lo accompagnano in ogni sequenza. Nonostante ci siano trovate brillanti e frequenti spunti umoristici, nonché un ritmo sostenuto e una discreta suspance, la pellicola ahimè rivela le pecche di una sceneggiatura troppo ambiziosa.
Vi sono spesso forzature e vistose falle nella scrittura del film e, cosa sicuramente più evidente, una maniera di trattare il problema dell'autismo senza dubbio molto superficiale e sin troppo semplicistica. L'idea di far risultare Chris come una sorta di eroe che al tempo stesso è un antieroe è originale ma non basta a giustificare determinate scelte registiche o il fatto che venga completamente trascurata la difficoltà psicologica che il protagonista ha dovuto attraversare nella sua infanzia e vive ancora nel suo presente.

O'connor soddisferà certamente un certo tipo di pubblico particolarmente interessato ai film d'azione, fornendo da quel punto di vista un’opera piuttosto riuscita, pagando tuttavia scelte e risoluzioni troppo banali e scontate, nonché un tempo filmico eccessivamente dilatato e alcune sequenze stagnanti.


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