Terminator: Genisys
Nel 2029, John Connor (Jason Clarke) è a capo della resistenza umana e conduce la guerra contro le macchine.
Quando apprende che Skynet ha appena inviato un Terminator indietro nel tempo per uccidere sua madre Sarah Connor (Emilia Clarke), John manda il suo fido luogotenente Kyle Reese (Jai Courtney) nel 1984 per salvarla, garantendo così la propria esistenza e la vittoria sulle macchine.
Tuttavia, una volta nel passato, Kyle scopre che qualcosa è cambiato.
In questa linea temporale un Terminator era già stato inviato indietro nel tempo per uccidere Sarah Connor da bambina, così come la resistenza aveva inviato a sua volta un proprio cyborg per proteggerla.
Dopo che il Terminator aveva ucciso i suoi genitori, il T-800 riprogrammato l'aveva cresciuta e addestrata ad affrontare il suo destino.
Ora Kyle, Sarah e il vecchio alleato Terminator (Arnold Schwarzenegger) hanno diversi nemici da cui difendersi.
Devono infatti sfuggire al T-800, al più avanzato T-1000 e a un nuovo, insospettabile e terribile nemico inviato da Skynet per ucciderli.
Con John Connor compromesso, i tre dovranno trovare un modo per impedire il Giorno del Giudizio.
L'annoso problema dei franchising cinematografici e di come mantenerli in vita in modo dignitoso - affrontato non più di qualche settimana fa in occasione dell'uscita in sala di Jurassic World - torna ad essere argomento del giorno con questo quinto film della saga di Terminator.
Dopo l'ottimo Terminator Salvation (non a caso era scritto da Jonathan Nolan e Paul "Million Dollar Baby" Haggis) non era affatto facile rinverdire le sorti di un brand che sembrava bollito già ai tempi dello stanco terzo capitolo del 2003.
Era quindi tanta la paura di trovarsi di fronte a un pasticcio senza capo né coda, soprattutto alla luce di una sinossi che, tra continui salti in avanti e indietro nel tempo, correva il serio rischio di confondere più che divertire.
Il rischio è per fortuna scongiurato, a patto però di non commettere l'errore di accostare in alcun modo questo “Terminator Genesys” ai due capolavori di James Cameron (“Terminator” e “Terminator 2 - Il giorno del giudizio”), ma di viverlo invece solo per quello che di fatto è: un divertito e divertente omaggio a quell'inarrivabile dittico.
Non c'è altro modo, infatti, per godere dell'incontro-scontro tra le due differenti versioni del T-800 (quella dell'84 e quella del '91) interpretate entrambe, con immenso sense of humour, da un redivivo e digitalmente ringiovanito Schwarzenegger, se non quello di abbandonarsi, spegnere il cervello e godere, in modo anche infantile, della ripresa affettuosa di tutti i temi che hanno portato Terminator ad essere un fiero precursore di quasi tutto il cinema distopico degli ultimi trent'anni.
Alan Taylor (“Thor: The Dark World”) porta in dote al progetto una sana assenza di stile - e non sembri questa una boutade, in quanto una mano neutra era basilare per rendere il film una sorta di collante tra i precedenti - evidentemente mutuata dai molti anni di attività televisiva e la protagonista, Emilia Clarke (la Daenerys Targaryen di “Game of Thrones”), qui alla sua prima esperienza cinematografica di rilievo.
La premessa era d'obbligo perché, a volergli proprio fare le pulci, “Terminator Genesys” è un film tutt'altro che perfetto, a cominciare dalla discutibilità di un cast in cui la succitata Clarke, pur mettendocela tutta, non possiede un grammo del fascino aggressivo di Linda Hamilton e il John Connor di Jason Clarke (“Zero Dark Thirty", “Apes Revolution - Il pianeta delle scimmie”) paga il prezzo di arrivare subito dopo quello, ben più carismatico, di Christian Bale in “Terminator Salvation”.
Spiccano invece un J.K. Simmons scritturato un attimo prima di vincere l'Oscar per “Whiplash e, ça va sans dire, Arnold Schwarzenegger che, a quasi settant'anni, riesce nella difficile impresa di non cadere vittima dell' insidiosa trappola dell'auto-parodia.
Poi c'è l'annosa questione dei viaggi nel tempo, argomento cardine di tutto lo sci-fi che conta (da “Ritorno al futuro” a “Interstellar”), che qui viene affrontato in maniera forse eccessivamente facilona, senza premurarsi di chiudere ognuna delle parentesi temporali aperte nel corso della storia.
Una volta però assodato che questo film non è un capolavoro (ma, come per “Jurassic World”, bisognerebbe prima di tutto chiedersi chi poteva aspettarsi che lo fosse) il divertimento è assicurato e, soprattutto, non ci si annoia.
Sono due ore filate di esplosioni, inseguimenti e sparatorie inframezzate da una sana dose di ironia tipica della tradizione di quei B-Movie a cui “Terminator Genesys” non fa alcun mistero di appartenere e che, all'uscita dal cinema, non dovrebbero in alcun modo far rimpiangere i soldi del biglietto.
La frase:
"Sono obsoleto ma non vecchio".
a cura di Fabio Giusti
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