Terminator 3 - Le macchine ribelli
Eccoci al terzo capitolo di una saga ormai leggendaria. James Cameron ha creato il mito insieme a Schwarzenneger per poi lasciarlo nelle mani del mestierante Jonathan Mostow (U-571) che ne ricava un buon action-movie senza però la carica innovativa ed epica dei due precedenti capitoli. I buchi di proiettile sul T-X di metallo fuso li avevamo già visti, come anche la sua capacità di sopravvivere praticamente a qualunque cosa. Alla fine il buon vecchio modello del granitico Schwartzy, con gli immancabili occhiali da sole, è sempre quello con il maggior appeal.

In questa nuova versione, che saccheggia ampiamente Matrix (o forse è Matrix che saccheggia ampiamente la saga di Terminator?), le macchine sembrano aver vinto di nuovo nonostante gli sforzi di Sarah e John Connor nel precedente capitolo. John (Nick Stahl / In the bedroom) è in perenne fuga senza poter avvalersi di uno straccio d'identità per paura di essere trovato dai suoi nemici che, però, hanno deciso di cambiare tattica: non potendo avere John mandano un nuovo modello, il T-X (la praticamente esordiente Kristanna Loken), ad uccidere tutti i suoi futuri amici e compagni.
Come al solito la resistenza, o meglio la futura moglie di John, ha provveduto a proteggere il suo pupillo utilizzando ancora una volta il vecchio ed affidabile T-1 (Arnold Schwarzenegger). Inizia così un'altra "grande fuga" di John e della sua vecchia compagna di classe Kate (Claire Danes / The hours) impegnati ancora una volta a cambiare il futuro.

A parte la faccia da scimmia di Stahl (potrebbe facilmente impersonare Lupin III in un eventuale trasposizione cinematografica), peraltro sempre triste, anche la Danes non convince più di tanto.
Fortunatamente il film si regge sulle possenti spalle di Arnold e della bella Loken. L'aumento dello splatter e degli sbudellamenti, dettato dai gusti delle nuove generazioni, ben coadiuvato da scene ad altissima spettacolarità - su tutte l'inseguimento con l'autogru - non deluderanno gli appassionati dell'azione. Gli effetti speciali poi spadroneggiano, anche perché il budget di 140 milioni di dollari consente ampi margini.
Ovviamente i due Terminator si esprimono, come di consueto, a monosillabi, e T-1 fa anche qualche battuta (!).
Alla fine, tra i tanti, un dubbio rimane ad arrovellarmi: perché i robot di Skynet, tutti in acciaio lucido, hanno i denti?

Curiosità: si dice che Nick Stahl abbia sostituito Edward Furlong per i suoi continui problemi di droga.

La chicca: il Dr. Silberman, lo psicologo della polizia impersonato da Earl Boen, è l'unico insieme a Schwartzy ad aver preso parte a tutti e tre i film.

La frase: "Il desiderio è irrilevante, io sono una macchina!"

Indicazioni:
Per chi cerca soltanto l'azione.

Valerio Salvi

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