Taxi lovers
Dispiace dopo aver visto Taxi Lovers non poterne parlare troppo bene. Dispiace perché si vede che è un prodotto fatto con passione e sacrificio, un film italiano finanziato dagli stessi attori e produttori esecutivi che hanno diviso in quote il valore del film, mettendo ognuno i propri soldi e sperando che gli incassi li ripoportino alla base. In tempi in cui il Ministero non è più generoso come un tempo, fa piacere che ci sia gente (peraltro giovane visto che l'età media del gruppo è intorno ai 30 anni) pronta a credere di poter fare cinema nonostante tutto il settore sembra voglia andare verso una dittatura del mercato produttivo e distributivo (e i risultati si vedono…).
Quello che interessa però al lettore credo sia avere qualche cenno sul valore del film. Dopotutto è lui quello che paga, quindi mettiamo da parte gli altri (bei) discorsi e parliamo di questo Taxi lovers, opera prima di Luigi Di Fiore.
La storia è quella di Massimo( Edoardo Leo), un giovane tassista che si infatua di Giovanna(Elisabetta Cavallotti), una bella cliente dalle non troppo onorevoli amicizie. Non a caso si trova, infatti, suo malgrado invischiata in un'indagine di omicidio, e lui ingenuamente appresso a lei.
Il film ha il chiaro intento di riportare sul grande schermo le atmosfere dei famosi polizieschi anni 70 di Fernando DiLeo & Co (ne è conferma il montaggio affidato a Eugenio Alabiso). L'esiguità dei mezzi (un budget di solo mezzo milione d'euro) nonché una sceneggiatura abbastanza prevedibile che si limita a raccontare l'intreccio principale senza contestualizzare il tutto all'interno di una società che è madre dei suoi drammi (come accadeva invece in Milano calibro nove, o Napoli violenta) ne fanno purtroppo un film che seppur si veda senza noia passerà ben presto all'anonimato. Nuoce forse un po' anche la scelta degli attori, dove la "femme fatale" Chiara Cavallotti (Guardami) così come Edoardo Leo (Gente di Roma) faticano a trovare quell'empatia con lo spettatore necessaria a creare un minimo di coinvolgimento emotivo.
Il film rimane comunque onesto nei suoi intenti, e avrà certamente i suoi estimatori nei cultori del genere.

La frase: "A me mi chiamano solo quando c'è bisogno".

Andrea D'Addio

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