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The Legend Of Tarzan

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato07 luglio 2016Voto: 8.0
 

  • Foto dal film The Legend Of Tarzan
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Dal 14 luglio 2016 arriva nelle sale italiane l’attesissimo “The Legend Of Tarzan” di David Yates, basato sul personaggio creato da Edgar Rice Burroughs, interpretato da Alexander Skarsgård. Nel cast stellare sono presenti anche Samuel L. Jackson (il dottor George Washington Williams), Margot Robbie (Jane) e Christoph Waltz (Léon Rom). Sono trascorsi molti anni da quando l’uomo, una volta conosciuto come Tarzan, ha lasciato la giungla africana per tornare ad una vita imborghesita come John Clayton III, Lord Greystoke, con al suo fianco l’amata moglie Jane, reduce da un evento imprevisto e sconvolgente per ogni donna. Invitato a tornare in Congo come emissario commerciale del Parlamento e su invito di Re Leopoldo di Belgio, il protagonista ignora di essere una pedina in un complotto mortale, basato sull’avidità e sulla vendetta ordita dal capitano belga Leon Rom. Ma coloro che sono dietro a questa follia omicida non hanno idea di cosa stanno per scatenare.

Inutile dire che per assaporare nella sua completezza la pellicola di Yates bisognerebbe guardarla in versione 3D, in quanto ciò renderebbe l’atmosfera, i personaggi, gli animali e tutto il resto più reale e credibile di quanto non lo sia già al normale. Grazie all’uso di effetti speciali accattivanti e ben orchestrati, quasi come se il regista ricercasse la perfezione dell’immagine e dei dettagli più insignificanti, il film prende forma e permette allo spettatore di immergersi in un mondo nuovo e intrigante, pieno di sfumature e di momenti caratterizzati da una dolcezza infinita.
A questi si contrappongono inseguimenti, scene di lotta e di peripezie, ma anche molta suspance e adrenalina allo stato puro. Ciò che colpisce nell’immediato però è l’ambientazione suggestiva - tanto quanto la colonna sonora del film - e fuori dal comune alla quale siamo invitati ad assistere: è da qui che ci si rende conto di quanto l’uomo sia piccolo di fronte alla grandezza della Natura, quella incontaminata e avvolta da un alone di benessere capace di innalzare l’animo umano. Si ha la sensazione di trovarsi in un altro Pianeta: esistono davvero luoghi simili sulla Terra?!

Il regista lascia spazio ai due protagonisti in egual misura, per trovandosi - ad un certo punto - in due luoghi diversi. Tutti i personaggi sono ben caratterizzati, ma poco approfonditi. Solo di Tarzan vengono ripresi alcuni aspetti importanti della sua vita passata, volti a spiegare la storia dell’uomo attraverso l’uso di continui rimandi al periodo in cui è cresciuto nella foresta, insieme ai Gorilla e agli altri animali, che ormai lo considerano il leader del gruppo. Tutti gli attori sono perfettamente in parte: Alexander Skarsgård primeggia su tutti, seguito da un intramontabile e ironico Samuel L. Jackson.
La pellicola è liberamente ispirata al cartone animato targato Disney, in quanto alcuni degli avvenimenti proposti nel film non corrispondono a quelli accaduti nell’originale, ma l’idea di fondo c’è e siamo sicuri che gli appassionati ne resteranno pienamente soddisfatti. Il film, inizialmente lento, mantiene un ritmo incalzante per gran parte del tempo: non stanca, ma anzi si lascia seguire senza problemi, anche grazie a scene a rallentatore emozionanti, per nulla scontate e in grado di cogliere lo spettatore di sorpresa. Scene da togliere il fiato insomma.

Molti sono i temi affrontati nel film. Quanto si è disposti a fare per sopravvivere (ad esempio mangiare formiche per nutrirsi)? Oppure il forte senso di appartenenza ad un gruppo, che - nonostante il cambio di vita - ancora sente suo, come una grande famiglia (Tarzan e i Gorilla si difendono a vicenda). Senza contare infine cosa è disposto a fare un uomo per salvare l’amore della sua vita. Inoltre, lo spettatore sente di essere parte anch’egli di quella realtà e avverte le stesse paure e ansie dei protagonisti. Nel lungometraggio ogni personaggio assume un ruolo importante ed è per questo che è consigliato a tutti (con qualche riserva per i bambini troppo piccoli).
Nulla viene lasciato in sospeso, anche se il finale è un po’ scontato e prevedibile, ma - come è giusto che sia - non poteva mancare il lieto fine.


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