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TannaLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Rosanna Donato04 maggio 2017Voto: 7.0
“Tanna” è la storia di un amore impossibile che va oltre le tradizioni di un popolo perché vero e sincero. La vicenda vede protagonisti Wawa, una giovanissima ragazza, e Dain, il nipote del capo tribù di una società del Pacifico meridionale. I due si innamorano, ma - quando una guerra fra gruppi rivali si inasprisce -, a sua insaputa Wawa viene promessa in sposa ad un altro uomo come parte di un accordo di pace. Così i due giovani fuggono, rifiutando il destino già scelto per la ragazza. Dovranno però scegliere fra le ragioni del cuore e il futuro della loro tribù, mentre gli abitanti del villaggio lottano per preservare la loro cultura tradizionale anche a fronte di richieste di libertà individuale sempre più incalzanti.
Diretto da Martin Butler e Bentley Dean, “Tanna” è un film di nicchia che vale la pena di essere visto. I due registi, infatti, attraverso il loro lavoro mostrano uno spaccato di vita reale molto lontano dal nostro ambiente, ma che ci permette di vivere la cultura e le tradizioni di una società tribale. Nel film, infatti, viene lasciato molto spazio alla scoperta delle abitudine di un popolo che vede nel rispetto (tra composti della tribù, ma anche riferito ai costumi della società) il principio su cui si fonda la loro realtà. È una vicenda che si ispira liberamente alla tragica storia raccontata da William Shakespeare in Romeo e Giulietta. A colpire è il fatto che le camere da ripresa sembrano essere dentro il film. Questo perché sono in grado di cogliere ogni più piccolo particolare, addentrandosi nella natura più selvaggia e seguendo i protagonisti in tutto ciò che fanno. Nonostante il ritmo eccessivamente lento che potrebbe annoiare uno spettatore poco interessato alle dinamiche sociali che si vengono a creare, Tanna gode di una colonna sonora particolare. Essa non è costituita solo da musiche tipiche della tribù, ma anche dai suoni derivanti dalla natura, la cui immensa bellezza talvolta mette in ombra quello che accade nel mentre. Martin Butler e Bentley Dean hanno dato vita a inquadrature molto suggestive, in grado di sorprendere il pubblico in sala, che non potrà fare a meno di rimanerne affascinato. Questo soprattutto tenendo conto del fatto che nulla era programmato e i due registi si sono semplicemente trovati al posto giusto nel momento più opportuno. È sconvolgente, infatti, notare che la storia appare così vera, reale, agli occhi del pubblico, come se quest’ultimo stesse vivendo la drammatica situazione con i personaggi coinvolti. Ciò è anche merito di una sceneggiatura basata su dialoghi diretti, capaci di spiegare in poche battute l’importanza delle tradizioni e le conseguenze che potrebbero derivare dal non rispetto di esse. La pellicola presenta molte scene in cui a farla da padrone è il silenzio, che dona profondità all’opera. È bene dire, inoltre, che gli interpreti non sono attori professioni, ma persone della popolazione mostrata. Eppure sono molto credibili, forse perché è il loro mondo e non hanno bisogno di imparare una parte per renderlo vivo e vero. Non mancheranno poi scene forti (anche legate al loro modo di vivere), empatiche, emozionanti, che metteranno in luce la potenza di un amore tanto forte quanto impossibile. Da ammirare è anche la fotografia nitida composta perlopiù da tonalità fredde e chiare, che riescono a far emergere la particolare attenzione al dettaglio dei due registi che caratterizza l’intera pellicola e di cui abbiamo parlato in precedenza. La frase dal film:
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