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Suspect Zero
Probabilmente quando lo spettatore legge la parola "thriller" dopo il titolo di un film made in Hollywood sa già cosa lo aspetta: narrazione a scatole cinesi, colpo di scena finale, atmosfere notturne, luci drammatiche, Denzel Washington come protagonista o se va bene Ashley Judd accompagnata da un black più barzotto tipo Morgan Freedan e da un bianco giovane e belloccio.
Tutto molto bello, come diceva Bruno Pizzul, ma, ahimè, anche tutto già visto.
"Suspect Zero" cerca di abbandonare il "già visto" per i più nobili percorsi del "mai visto",
raccontandoci di un serial killer per niente seriale ma invece assolutamente random che si muove in lungo e in largo per gli Stati Uniti senza nessun modus operandi e di agenti ed ex-agenti del Fbi alle prese con capacità extrasensoriali e "remote viewing".
Così dal "mai visto" ci troviamo addirittura dentro ad un "troppo visto", sia nel senso anatomico che in quello narrativo, fra occhi (delle vittime) fuoriusciti dalle orbite, occhi simbolici e occhi mentali che permettono al "buono" Thomas Mackelway di rincorrere il "cattivo" Benjamin O'Ryan o forse meglio a tutti e due di rincorrersi e di rincorrere insieme la loro Preda per arrivare al risolutivo finale.
Anche questo "tutto molto bello" (a proposito, nella sceneggiatura c'è lo zampino di Zak Penn
a cui non perdono di aver contribuito alla nefasta bruttezza di "Elektra"), se non fosse che il giovane E. Elias Merhige si dimentica di essere stato un enfant prodige (partito come il nuovo David Lynch con "Begotten", passato ai videoclip di Marylin Manson ed arrivato ad Hollywood grazie a Nicholas Cage con "L'ombra del vampiro") e ce la mette tutta per rimanere al di sotto della sua fama, cincischiando per quasi due ore con il famoso "thrill" che dovrebbe tenere inchiodato alla poltrona lo spettatore e che invece non prende mai il volo.
Anzi, per essere sinceri, nel corso della proiezione la poltrona a volte viene voglia invece di abbandonarla, forse sarà anche per il faccione eternamente attonito e alle prese con l'emicrania di Aaron Eckhart ("Nella società degli uomini", "Erin Brockovich") e per una Carrie Ann Moss che senza gli inguainamenti e gli effetti speciali di Matrix perde tutto il suo fascino, mentre Ben Kingsley almeno fa il suo dovere di grande attore.
Sospinti dal titolo del film giochiamo con i numeri e diamo a "Suspect Zero" un bel 6 di sufficienza, lasciandoci il sospetto (e il rammarico) che con una produzione più ispirata
forse gli avremmo concesso molto di più.
Chissà, forse anche di più che a un thriller con Denzel Washington.
Max Morini
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