Piacere Dave
E’ la prima legge di (Eddie) Murphy, ormai si sa: puoi anche provare a restare serio, spettatore, ma non credere di riuscirci a lungo!
Nell’ora e mezza di questo "Piacere Dave" (per chi compone i titoli italiani la punteggiatura è un’opinione, pare), il comico di Brooklyn regge il doppio personaggio di un’astronave aliena antropomorfa e del suo minuscolo capitano con tutta la dotazione di smorfie e boccacce, pronto a strappare la risata di pancia a grandi e piccini. Dirige Brian Robbins, lo stesso del meno fortunato "Norbit" per intenderci, che stavolta meglio si presta al servizio di questo one alien show tutto in funzione del suo protagonista.
Difficile immaginare il nonsense di questa vicenda senza il suo principale attore: ancora una volta, Eddie Murphy è il suo personaggio - e il nostro Tonino Accolla, doppiatore storico, è Eddie Murphy.
Comandante di una squadra di minuscoli abitanti del lontano pianeta Gnende, Numero Uno e i suoi fidi colleghi (tanti volti televisivi, buoni per giocare a "Dove ho già visto questa faccia?") atterrano nei pressi della Statua della Libertà per recuperare un misterioso artefatto in grado di prosciugare tutte le acque sulla superficie terrestre e poter così attingere alle nostre riserve di sale. Inutile a dirsi, il contatto con l’impensabile atmosfera di questo pianeta finirà col modificare le loro priorità: l’arte, la moda, l’amore si rivelano contagiosi e sconvolgono le fila degli altrimenti disciplinati mini-alieni, che dovranno fare i conti con l’imprevedibilità della natura umana. Seguono ammutinamento, raggi laser da barzelletta e tanti buoni sentimenti, nel più puro stile family movie.
La miscela esilarante che si diffonde in sala durante la prima mezz’ora di proiezione non riesce a mantenersi salda e immutata per l’intera durata della pellicola: nel momento in cui battute a raffica e faccette ammiccanti lasciano spazio ad una maggior attenzione verso la storia in sé, e la sceneggiatura tenta di virare verso l’action pur consapevole dei suoi limiti, ecco sorgere un pressante disinteresse verso quanto lampeggia e strepita dallo schermo e un totale rinnegarsi dello spirito dissacrante in un finale para-romantico parzialmente forzato. I bambini in sala, però, rideranno comunque a crepapelle.
Perciò, considerando le allusioni sessuali completamente bandite dal film, il buonismo cheap e quel mare di comicità fisica - indubbiamente poco nobile ma così spesso efficace - nelle calde giornate di fine estate sarà una garanzia portare i nipotini al cinema: successo assicurato.

La frase: "Dobbiamo riuscirci. Per Gnende!".

Domitilla Pirro

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