15 Aprile 2009 - Conferenza
"X-Men - Le origini: Wolverine"
Intervista al regista e al protagonista.
di Diego Altobelli

Alla conferenza stampa di "X-Men - Le origini: Wolverine" erano presenti un rilassatissimo Gavin Hood, regista della pellicola, e uno statuario Hugh Jackman.
La conferenza si è indirizzata immediatamente verso la questione inerente alla versione provvisoria del film, messa on line da dei pirati informatici il primo aprile scorso. Il fatto, di per sé molto grave, pare aver causato meno danni del previsto. Meno male. E' invece il regista premio Oscar per "Il suo nome è Totsi" a parlare più specificatamente del film e delle difficoltà nell'affrontare un film così diverso rispetto le pellicole da lui dirette.
Si chiude con una riflessione sul divieto di visione ai minori di anni 13, con un Jackman che confessa che alla figlia più piccola non farebbe vedere questo nuovo capitolo con protagonista il mutante artigliato…E una confidenza spiritosa dell'amicizia tra l'attore australiano e Gabriele Muccino.
Una bella conferenza, spigliata e interessante. Dal mutante più bello di Hollywood non ci aspettavamo niente di meno.


Qual è stata la vostra prima reazione quando è iniziata a girare la copia pirata del film?
Hugh Jackman: Ci ha letteralmente spezzato il cuore. Avevamo appena finito di girare quando è arrivata la notizia, e devo ammettere che è stato un duro colpo. Però devo ammettere anche che dalla comunità del web abbiamo ricevuto un grande supporto e molti siti internet si sono scagliati contro quella versione del film e il gesto di renderla pubblica.

È vero che per il personaggio di Wolverine si è ispirato a personaggi come Mad Max, Tyson o Callaghan?
Hugh Jackman: Devo dire che soprattutto nelle prime interpretazioni che facevo di Wolverine c'erano un po' tutti questi personaggi. Wolverine in effetti è una specie di archetipo dei cosiddetti "buoni". Fortunatamente per questa quarta interpretazione sono stato guidato da Gavin. Lui mi ha stimolato e mi ha dato la possibilista di non cadere nella trappola dell'autocompiacimento. Volevo essere ripreso e guidato, e, infatti, spesso mi diceva: "Rifacciamola!".

Gavin Hood, come mai ha deciso di realizzare un film così diverso dai tipi di film che finora ha diretto e a cui ci ha abituato?
Gavin Hood: In effetti per me è stato abbastanza insolito. Quando sono stato contattato da Hugh che mi ha proposto la regia, sono rimasto molto lusingato. Poi mi ha dato da leggere una serie di fumetti e mi ha detto di farmi un'idea del film che volevo realizzare. È stata una sfida, per me che ero completamente a digiuno di fumetti, mi sono rifatto alle idee classiche dell'eroe solitario. Il tipo di eroe che basta a se stesso. Però, a differenza di tanti altri eroi dei fumetti, mi sembrava che Wolverine trasmettesse molte emozioni diverse.

Come mai tutti i film degli X-men ruotano attorno al personaggio di Wolverine?
Hugh Jackman: Certamente Wolverine è tra i personaggi più popolari dei fumetti. Credo che questo aspetto dei film dipenda soprattutto dal fatto che Wolverine è uno di quei personaggi in cui tutti possono identificarsi. A qualunque età, possono ritrovare qualcosa delle loro personalità. Inoltre, mi ricordo quello che mi disse Bryan Singer ai tempi del primo X-men: "Wolverine è lo strumento che darà la possibilità al pubblico di conoscere il mondo degli X-men". Era vero!

Il film è molto denso…
Gavin Hood: È vero, perché qui non abbiamo una divisione netta del bene e del male. È tutto sfumato e i temi degli X-men sono mediamente più complessi dei fumetti dello stesso genere. Mi piaceva inoltre raccontare la storia di un uomo che ha la necessità di diventare cattivo. Di incontrare il suo lato oscuro.
Hugh Jackman: Penso che film come questi facciano riflettere. Un po' come è stato per Dark Knight, che oltre che essere un film di supereroi spinge alla riflessione su alcune tematiche. Ma non so se produrrò altri film sugli X-men. So che in giro ci sono parecchie sceneggiature… ma non so cosa accadrà.

Secondo lei questo film è adatto a un pubblico di bambini?
Hugh Jackman: Il film in America è vietato ai minori di anni 13. Non credo che farei vedere questo film a mia figlia di quattro anni, ma forse a mio figlio di nove sì. Insomma, secondo me si indirizza a un pubblico leggermente più maturo.

Qual'è stato l'effetto speciale più difficile da realizzare?
Gavin Hood: La scena della cascata. Non riuscivamo a trovare uno stunt che saltasse da uno strapiombo di oltre 39 metri! Quindi abbiamo ricreato al computer l'immagine di Hugh e poi l'abbiamo montata.

Cosa ci dice dell'amicizia con Gabriele Muccino?
Hugh Jackman: È fantastico! Purtroppo i progetti realizzati con lui non sono andati a buon fine… e poi Will Smith… non so proprio chi diavolo sia! (ride)

Si chiude ridendo quest'incontro rilassatissimo. Con una primavera che timidamente bussa alle porte e un nuovo cine-fumetto da vedere con amici e fidanzate. Lo spettacolo è assicurato!


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