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31 Agosto 2006 - Conferenza Stampa
"L'udienza è aperta"
Intervista al regista.
di Elisa Giulidori
Dopo uno scroscio di applausi, alla fine della proiezione del film "L'udienza è aperta" di Vincenzo Marra, il regista, insieme allo scrittore Roberto Saviano, autore del libro "Gomorra" e del regista Giuliano Montaldo, ha risposto ad alcune domande.
Come sei riuscito ad ottenere la totale disponibilità dei tre protagonisti?
Vincenzo Marra: Si riesce ad arrivare a questo punto di sincerità e disponibilità solo fidandosi gli uni degli altri. Avevo già lavorato ad un progetto simile sui tifosi del Napoli, avevo perciò, già esperienza. Poi io ho scelto loro, ma loro hanno scelto me.
All'interno del film lei segue i tre protagonisti, anche nella loro attività extra lavorative. Come mai?
Vincenzo Marra: Volevo inserire nel film anche elementi extra lavorativi, che però avessero a che fare col lavoro. Quando il giudice Vignola consegna al giornale, con cui collabora, il suo articolo, dichiara apertamente la sua linea di pensiero. Volevo mostrare alcune cose delle loro vite, senza però introdurmi all'interno delle loro famiglie. Mi sarei sentito a disagio se avessi dovuto seguirlo in famiglia.
Roberto Saviano: Secondo me questo film è un gioiello raro che analizza un problema immenso per l'Italia.
In questo film è evidente la solitudine in cui sono lasciati i magistrati. Vi basti sapere che il più grande processo mai fatto alla camorra che si è tenuto a Santa Maria Capo Avetere, con centinaia di indagati, non è mai stato trattato sui giornali, neanche una parola. Questa è solitudine. Penso che anche Vincenzo, come me, ha sentito questo grande senso di solitudine. In questo film Marra ha fatto un vero miracolo, è riuscito a far parlare Martucci, uno dei più importanti avvocati italiani, non solo con la testa ma anche con le budella. Quando spiega perché i ragazzi preferiscono la camorra, dice delle cose verissime che nessuno mai dice. I grandi boss del casertano sono tutti figli di borghesi, ma lì i boss vengono visti come eroi.
Lei ha fatto un lavoro di casting formidabile, come c'è riuscito?
Vincenzo Marra: Sono partito con l'intenzione di avere alcuni elementi comuni. Volevo che fossero tutti napoletani, lavorassero a Napoli e fossero impegnati nello stesso processo. Volevo un magistrato di destra e uno di sinistra. Volevo un uomo e una donna. Volevo un avvocato importante. Poi il mio intento era quello di scomparire, per far parlare i protagonisti. Volevo che si parlasse delle condizioni della giustizia. C'erano tutte queste cose nella mia testa e poi sono andato lì con la mia troupe, mi sono messo in gioco di persona.
Il suo film è bellissimo ma molto angoscioso…
Paul McGuigan: Io sono un regista devo far riflettere, anche angosciando. E' solo chi ha il potere di cambiare le cose che deve rassicurare.
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