23 Ottobre 2007 - Conferenza stampa
"Leoni per Agnelli"
Intervista al cast.
di Andrea D'Addio

Alla conferenza stampa di "Leoni per agnelli" sono atterrati a Roma (ma in ritardo di 50 minuti) il regista e attore Robert Redford e parte del restante cast: Tom Cruise, Michael Pena e Andrew Garfield.

La storia del film…
Robert Redford: Ho ricevuto il copione e mi sono subito accorto che la sceneggiatura era molto interessante. Interessava già a Meryl Streep e Tom Cruise. Riguarda gli effetti e le conseguenze generali della politica nel mio paese negli ultimi anni. Oggigiorno in America c'è tantissimo intrattenimento, pochi film raccontano di quelli che sono ultimamente gli sviluppi del nostro paese.
Tom Cruise: Quando sono venuto a sapere che Redford voleva fare un film me ne sono immediatamente interessato. Lui è un grande, è riuscito a rompere veramente con il sistema di Hollywood, a fare scelte coraggiose, si pensi al Sundance. La sfida era quella di costruire un personaggio reale, anche perché quello che interpreto ha idee totalmente opposte alle mie.

L'impegno politico…
Robert Redford: Il mio interesse in politica è quello di qualsiasi cittadino.Io ho sempre cercato di comunicare principalmente un grande amore per il mio paese, tutto qui. Per me è stata una vera fortuna nascere e vivere in America. Per questo vedo la politica del mio paese come qualcosa di veramente appassionante. Ovviamente poi le cose cambiano, ci si adatta ai tempi che cambiano. Ai tempi del Watergate per esempio si rischiava di scivolare verso il totalitarismo, oggi non è così. Oggi c'è più informazione, ma anche più possibilità di manipolazione di quell'informazione. Qual è il ruolo della società, dell'individuo oggi? E' questa la domanda interessante. Il futuro appartiene ai giovani, bisogna spingerli a non voltare le spalle alla politica.

Il mondo di oggi…
Robert Redford: Oggi, il nostro paese oggi è ormai diviso, anche se non credo che ci siano il bianco e il nero, ma tante zone grigie. Ci sono tantissimi giornalisti, per esempio, che fanno benissimo il proprio mestiere nonostante tutto. Ma molti dopo l'11 settembre o erano terrorizzati o erano di proprietà di chi aveva interesse a portare avanti certe idee. Il nostro Governo ci ha chiesto di stringerci attorno a lui, di rinunciare anche ad alcune nostre libertà. Il partito che aveva tutto il potere in mano ci ha chiesto di sostenerlo, ed era quella la cosa giusta da fare in quel momento. Oggi possiamo ben vedere quali sono i reali motivi che hanno spinto il paese ad andare in guerra. Con il cinema non si fa propaganda. Ma si possono raccontare delle belle storie che però parlino anche di temi più grandi.

Le star e i festival…
Tom Cruise: Io di festival europei non ne so molto, però qualche anno fa ho incontrato il Sindaco, e mi ha accennato del progetto. Mi è subito sembrata una grande idea, quella di fare un festival qui. Anzi, non so come non sia venuto in mente prima.
Robert Redford: Secondo me non c'è bisogno di grandi star. Il Sundance, per esempio, è un luogo di scoperta di nuovi attori, di nuovi registi e cineasti. Ci abbiamo messo del tempo, ma alla fine abbiamo avuto successo. Spero che in futuro i festival non abbiano proprio più bisogno di star. Al Sundance da qualche anno vengono perché hanno partecipato a qualche progetto indipendente, ma non sono essenziali per la riuscita della manifestazione.

Questo film può cambiare le cose?
Tom Cruise: Mah no, non è quella l'intenzione, non è un film di guerra. Deve spingere il pubblico a costruire un dialogo. E' un film con una valenza più globale, di interesse sociale e civile. Sulla responsabilità di ognuno di noi, soprattutto dei giovani, di prendere in mano gli avvenimenti.

Scientology…
Tom Cruise: Solo con la comunicazione si possono abbattere le barriere, e questo vale anche sui pregiudizi religiosi. Solo così si può trovare un punto di incontro, e questo film parla proprio di questo. La comunicazione è fondamentale, spesso una guerra può nascere da un equivoco, una traduzione sbagliata.

Il futuro…
Robert Redford: Mi ritengo un ottimista/pessimista. Non so se questa nostra politica cambierà. Il film vuole stimolare una riflessione a questo proposito, una domanda. Ma la speranza che qualcosa cambi rimane. Quando ero giovane non me ne importava nulla della politica. Poi sono venuto a studiare arte a Firenze, e i miei amici su questi temi mi mettevano in discussione. Ho così assunto un punto di vista un po' europeo sul mio paese. Quando sono tornato in America ho potuto avere uno sguardo più distaccato e più ampio di quello che succede, e lo conservo tutt'ora.

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