03 Dicembre 2008 - Conferenza stampa
"Australia"
Intervista al regista e al cast.
di Diego Altobelli

Non è vero che la Kidman è fredda. Voci di giornalisti annoiati e un pochino snob che poco hanno da dire e la buttano sulla bellezza della bella australiana che tanto sembra algida. Più vero invece che Buz Luhrmann parli tanto, tantissimo, e che rubi così la scena ai due protagonisti del film. Le cose da dire ce ne erano molte, comunque, e dopo essere stati accolti dalla rappresentante diplomatica dell'Australia in persona, abbiamo potuto approfondire alcuni aspetti importanti del film e i futuri progetti del regista. Tra questi argomenti risalta l'errore commesso dal pressbook di presentare il film come il primo di una trilogia. Così non è, ci tiene a sottolineare il signor Luhrmann, che ammette di aver sbagliato a parlare troppo presto alla chiusura del film "Moulin Rouge". Grande Hugh Jackman, invece, che ha donato alla conferenza il giusto brio. Tra bellezze glaciali e registi prolissi, capite bene quanto questo possa essere importante…

Signor Luhrmann, perché ha usato la canzone "Over the Rainbow" del Mago di Oz?
Baz Luhrmann: E' legata al personaggio di Lady Ashley. Tutto il film e' trascinato dai suoi sentimenti che richiamano la celebre Dorothy. Anche Lady Sarah compie un lungo viaggio in una terra lontana e piena di misteri, incontra personaggi bizzarri, si rende protagonista di un grande cambiamento emotivo e ambientale.

Australia è stato soprannominato il "Via col vento" australiano, che ne pensa di questo paragone?
Baz Luhrmann: Ho iniziato ad amare il cinema grazie a mio padre che proiettava film di vario genere. Tra questi quelli che attiravano persona di ogni età erano proprio quelli come "Via col vento". Spero proprio che sia così, quindi, perché era effettivamente quello che avevo in mente.

E' vero che Australia è il primo film di una futura trilogia?
Baz Luhrmann: Dopo il successo di "Moulin Rouge" parlai di una trilogia che doveva partire da un grandissimo progetto, quello di realizzare un kolossal di "Alexander" insieme a Dino De Laurentis. Poi però non è mai decollato. Mi sono dedicato alla famiglia, allora, e quando sono nati i miei due figli ho cominciato a pormi delle domande su quale fosse la loro terra, visto che sono nati entrambi in Australia, e anche quale fosse il tipo di cinema che poteva coinvolgerli… Così è nato "Australia".

Cosa pensa che "Australia" possa insegnare a noi europei sul suo Paese?
Baz Luhrmann: Sin dall'inizio della produzione abbiamo preso i paesaggi della nostra terra e li abbiamo usati come una tela da pittore per dipingere un continente sconosciuto, remoto, incontaminato. Partite poi dal presupposto che tutto quel che vedete nel film ha una base di verità su cui poggiare.

C'è qualcosa che i due attori protagonisti hanno scoperto a proposito del loro Paese d'origine?
Nicole Kidman: Ho scoperto moltissime cose che ignoravo sulla cultura della popolazione aborigena, sulle famose generazioni rubate.
Hugh Jackman: Della storia dei bambini mezzosangue che venivano portati via dalle famiglie e affidati a comunità governative non ho saputo niente fino all'università. Al liceo non parlano di questo argomento… E' stata questa esperienza con persone e luoghi incantevoli a farmi aprire gli occhi su certe realtà del passato.

Cos'ha significato per Hugh Jackman recitare in "Australia"?
Hugh Jackman: Sono sempre stato un appassionato di storia antica, in effetti. Ricordo quando arrivai per la prima volta a Roma. Tornare qui ieri è stato per me straordinario perché in questi luoghi si ha il senso del passato, qui ogni cosa antica viene restaurata e vissuta, vibra nuovamente anche a distanza di migliaia di anni. Girare in Australia è stato un po' come girare nel centro storico di Roma. Anche li infatti avevamo un camion che portava: "caffè, cafelatte e capucinno"…

Come ha lavorato Nicole Kidman?
Nicole Kidman: Il bello di lavorare con Baz e Catherine è che attraverso scenografie, costumi, inquadrature e situazioni riescono a ricostruire intorno all'attore un mondo in cui è facilissimo sentirsi a proprio agio. Tutto, ogni smorfia, ogni parola o sguardo è studiato e ponderato sin nei minimi dettagli.

Il grande merito del film è che riesce a parlare di cose orribili come la guerra e le "generazioni rubate"…
Baz Luhrmann: Era il tema che doveva fungere da cardine quando ho deciso di realizzare "Australia". Quello delle "generazioni rubate" è un capitolo oscuro e poco conosciuto della nostra Storia. Terribile. Provate a immaginare per esempio il presidente Obama se fosse nato a quei tempi in Australia. Sarebbe stato strappato alla madre e portato chissà dove, gli avrebbero raccontato che i suoi genitori erano morti e gli avrebbero anche cambiato nome. Sappiamo bene gli enormi danni creati dalla eugenetica in Europa e poi in Australia.

Com'è stato accolto il film in Australia?
Baz Luhrmann: La critica lo ha accolto tiepidamente, mentre negli Usa è andata molto meglio, ho anche ricevuto la prima critica positiva del New York Times: per me un vero traguardo!

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