Snowpiercer
Successivamente ad una nuova era glaciale, gli unici sopravvissuti sulla Terra si trovano all’interno dello Snowpiercer, un treno autosufficiente che compie il giro del mondo in un anno. Al suo interno gli uomini sono divisi secondo le loro classi sociali, i poveri negli ultimi vagoni e i ricchi in quelli anteriori. La bestialità con cui i primi vengono trattati li spinge ad organizzarsi in una rivolta atta a conquistare la locomotiva e, di conseguenza, il controllo dell’intero convoglio ora governato dal "divino" Wilford.
Joon-ho Bong torna a dirigere un film ad alto budget dopo sette anni dal monster-movie "The host", girato nella sua patria, la Corea del Sud. Per il suo debutto in lingua inglese, il regista si trova a poter disporre di un cast straordinario, composto da attori del calibro di Chris Evans, John Hurt, Jamie Bell, Octavia Spencer, Tilda Swinton e Ed Harris.
Già nei primissimi minuti il pubblico si trova immerso nell’atmosfera di squallore che regna nei vagoni di coda, palpanti di miseria, sporcizia e fame, ma anche di voglia di riscatto e giustizia sociale. Bong non perde tempo, e porta immediatamente la tensione alle stelle, facendo sì che lo spettatore si senta già partecipe della lotta dei protagonisti. Così il film si avvia già con quel ritmo frenetico che tiene incollati alla poltrona e che non perderà mai nei suoi 126 minuti. A momenti di altissima tensione se ne alternano altri di leggera distensione, ma senza mai allentare quel filo di interesse che lega il pubblico alla pellicola. Perché il regista sa come mantenere viva la curiosità in ogni situazione, che sia attraverso una maestra che intona inni alla Sacra Locomotiva o tramite una caricaturale (ma, come sempre, bravissima) Tilda Swinton, incarnazione dell’ipocrisia di chi riesce ad abbandonare la propria dignità pur di salire sul carro dei vincenti.
Nessun carattere è semplicemente abbozzato; ognuno di loro, anche quelli di contorno, è delineato in modo accurato: un’impresa complicata, dato il coro di personaggi che affollano il film. Il merito va forse anche alla serie a fumetti "Le Transperceneige" da cui è tratto. Una sceneggiatura che non si addentra mai nel terreno del banale, dunque, senza però rinunciare a emozioni forti e atmosfere da blockbuster, in cui a farle da sfondo si sentono forti echi di letteratura fantapolitica alla Orwell: non è possibile non avvertire nella Sacra Locomotiva un richiamo al Grande Fratello di "1984". E il sottotesto rivoluzionario è ciò che eleva il film a un livello ancora più alto: il percorso dei protagonisti attraverso il treno non è altro che la scalata sociale di cui ogni individuo ha il diritto, la pretesa di abbattere ogni barriera di classe e lo smascheramento dell’ipocrisia su cui si fonda una società di benestanti.
Tra i produttori, il regista sud coreano Park Chan-wook.
La frase:
"Wilford is divine! Wilford is merciful!".
a cura di Luca Renucci
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