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Smetto quando voglio - Masterclass

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Rosanna Donato24 gennaio 2017Voto: 7.5
 

  • Foto dal film Smetto quando voglio - Masterclass
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La banda dei ricercatori di Smetto quando voglio è tornata, o meglio non si è mai fermata. Se per sopravvivere Pietro Zinni e i suoi colleghi avevano lavorato alla creazione di una straordinaria droga legale diventando poi dei criminali, adesso in “Smetto quando voglio 2 Masterclass” è proprio la legge ad aver bisogno di loro. Sarà, infatti, l'ispettore Paola Coletti a chiedere al detenuto Zinni di rimettere su la banda, creando una task force al suo servizio che entri in azione e fermi il dilagare delle smart drugs.
Agire nell'ombra per ottenere la fedina penale pulita: questo è il patto.

Il neurobiologo, il chimico, l'economista, l'archeologo, l’antropologo e i latinisti si ritroveranno loro malgrado dall’altra parte della barricata, ma per portare a termine questa nuova missione dovranno rinforzarsi, riportando in Italia nuove reclute tra i tanti "cervelli in fuga" scappati all'estero. La banda criminale più colta di sempre si troverà ad affrontare molteplici imprevisti e nemici sempre più cattivi tra incidenti, inseguimenti, esplosioni, assalti e rocambolesche situazioni come al solito “stupefacenti”. Ricordiamo nel cast la presenza di Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Paolo Calabresi, Libero de Rienzo, Pietro Sermonti, Greta Scarano, Luigi Lo Cascio, Peppe Barra, Giampaolo Morelli e Marco Bonini. Atteso da tempo, il nuovo film di Sidney Sibilia non delude affatto, ma anzi riporta la mente dello spettatore a due anni prima, quando il ricercatore universitario Pietro Zinni era stato arrestato dopo essersi addossato tutta la responsabilità dei fatti accaduti.
È evidente il collegamento alla pellicola originale sin dall’inizio in quanto la regista riparte da suo finale amaro aggiungendo ulteriori dettagli in merito a quanto accaduto in precedenza. Dopo averci mostrato che fine avessero fatto i personaggi appartenenti alla banda, finalmente li vediamo riuniti e pronti a lavorare per il governo allo scopo di evitare che le smart drugs vengano riprodotte.
La pellicola è basata su una sceneggiatura solida, che propone dinamiche diverse rispetto a quelle viste in “Smetto quando voglio” e - allo stesso tempo - è ricca di nozioni chimiche proprie di un linguaggio più intellettuale che si contrappongono alle ottime battute volte a rendere il progetto il più comico possibile.
Nel film, infatti, emerge la volontà di evidenziare la diversità dei linguaggi adottati: se da una parte si predilige un modo di comunicare più sempliciotto, terra a terra, fatto di termini volgarotti che si prestano molto bene al palese obiettivo di attirare il pubblico più giovane; dall’altra notiamo un uso adeguato e non abusato di termini specifici, formule chimiche e definizioni chiare (comprensibili solo per chi di chimica ne capisce qualcosa, come è normale che sia).

Da notare è anche la fotografia che colpisce per la sua propensione alle tonalità calde, anche se non è molto nitida. Contribuiscono alla riuscita del film anche i dialoghi diretti e gli ottimi tempi di battuta degli attori, che così facendo sono riusciti a dare vita a momenti a dir poco esilaranti.
L’andamento della narrazione oscilla fra un ritmo più incalzante e uno meno incisivo ma pur sempre coinvolgente. Quando il film sembra essere giunto alla sua conclusione, ecco che si verifica un imprevisto che porta lo spettatore a chiedersi ‘e adesso? Cosa succederà?’.
La pellicola gode anche di una colonna sonora movimentata e in grado di seguire il susseguirsi di scene senza mai risultare fuori luogo.
I personaggi non sono cambiati, così come la naturalezza con cui tutti gli attori (anche i nuovi interpreti) hanno affrontato il loro ruolo: tutti hanno bisogno di un cambiamento, che gli permetta di vivere nuove emozioni. Ma quando la loro avventura sta per volgere al termine, nessuno vuole smettere. Per la prima volta, infatti, si sentono veramente utili per qualcosa di importante: la sicurezza della città. Qui emerge il lato egoistico della vicenda, perché l’unica cosa che interessa a Pietro è di tornare libero per accudire insieme alla moglie il figlio che nascerà a breve. E gli altri? Lui sarebbe libero e con la fedina penale pulita, così come tutti i membri della quadra (per quanto riguarda la sopracitata fedina), ma gli altri cosa faranno?
Nessuno vuole tornare alla propria situazione iniziale perché si sono resi conto di non aver mai vissuto veramente prima di entrare nella banda. Eppure, sul finale si assisterà ad un colpo di scena che lascerà l’amaro in bocca ai più, ma aprirà la strada per il nuovo capitolo della trilogia, “Smetto quando voglio Revolution”.


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