Silvio Forever
E’ "Autobiografia non autorizzata di Silvio Berlusconi" il sottotitolo dell’operazione di montaggio attraverso cui Roberto Faenza, affiancato dal Filippo Macelloni che recitò per lui in "Sostiene Pereira" (1995), si propone di tornare dalle parti del suo "Forza Italia!" (1978), ironico ritratto della nostra classe politica degli anni Settanta che, ritirato il giorno del sequestro Moro perché "irrispettoso" nei confronti della DC, venne consigliato proprio dall’allora Presidente del Consiglio nel suo memoriale ritrovato dopo l’assassinio.
Chissà se, all’epoca, Faenza aveva immaginato che quel titolo potesse anticipare di tre lustri la nascita del movimento berlusconiano, di cui tanto si è parlato a partire dalla prima metà degli anni Novanta e del quale si occupa in questa sorta di sequel che apre con una dichiarazione filmata della compianta Rosa Bossi Berlusconi, mamma del premier: "Silvio è di una bontà, di una generosità, penso che tutti lo dicano".
La stessa mamma che, come apprendiamo dall’assemblaggio di riprese televisive, materiale web e fotocomposizioni, insegnò che da un male bisogna far nascere un bene a colui che ebbe le idee chiare sul Comunismo fin da ragazzino, quando venne strattonato dai giovani sostenitori dell’opposta fazione mentre affiggeva i manifesti della Democrazia Cristiana.
Colui che, nelle sue parole, identifica in Roma il centro politico tricolore e in Milano la città in cui nascono tutte le cose importanti, oltre ad affermare che il conflitto d’interessi è stato inventato dai propri avversari ed a raccontare di aver visto la moglie Veronica Lario per la prima volta a teatro, dove recitava ne "Il magnifico cornuto".
Tutto narrato attraverso il veloce montaggio di Riccardo Cremona e Anna Zanconato che, tra accelerazioni, animazioni e ralenti, "accalappia" un’apparizione di Marco Travaglio ospite in una trasmissione di Daniele Luttazzi, una visita di Ugo Gregoretti nella villa di Arcore guidato dallo scultore Pietro Cascella ed immagini di Indro Montanelli, secondo il quale era chiarissimo che Berlusconi, entrando in politica, avrebbe confuso i suoi interessi privati con quelli pubblici.
Senza dimenticare un’intercettazione telefonica con protagonista Patrizia D’Addario, coinvolta nel discussissimo scandalo delle escort, exploit comici di Antonio Cornacchione, Dario Fo e Roberto Benigni e, ovviamente, il terremoto che ha distrutto L’Aquila e la spazzatura che ha invaso le strade di Napoli.
Per circa ottanta minuti di visione che, oltre a non dire nulla in più rispetto a quanto ci viene riferito quotidianamente dai giornali e a ciò che ha portato sullo schermo Sabina Guzzanti nei suoi lungometraggi cinematografici, più che quelle di una critica rischiano di assumere le fattezze di un vero e proprio monumento all’uomo che viene definito dallo stesso regista uno strepitoso personaggio della commedia dell’arte, al di là dei meriti per cui lo osannano e dei demeriti per cui lo disprezzano.
Tanto che, ancor prima dell’operazione in sé, a spingere a riflettere è l’orgogliosa affermazione di Sua Emittenza: "Sono invincibile".

La frase: "L’Italia è il paese che amo, qui ho le mie radici, le mie speranze, i miei orizzonti".

Francesco Lomuscio

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