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Sex and the City 2
Quale donna non si è mai chiesta cosa significhi un gesto o una frase dell’uomo che le interessa? Ebbene a rispondere è stato "Sex and the City", diventato in breve tempo il manuale delle istruzioni, o più semplicemente il vocabolario universale, le cui protagoniste sono assurte a simbolo del "femminismo moderno". Attraverso i loro occhi e la loro vita è stato "decriptato" il mondo maschile e il suo linguaggio, con un dialogo brillante e graffiante è stato ridicolizzato, desiderato e amato. A due anni di distanza dal primo film ecco che ritornano belle, modaiole, amiche per la pelle, sempre allegre e sarcastiche, anche se con qualche ruga in più. Tornano i vestiti firmati, le scarpe costosissime, le feste alla moda, ma qualcosa è cambiato. Il primo film sembrava concludere finalmente la tanto sospirata storia d’amore fra Carrie e Mr. Big (Chris Noth), e ora ecco che il nuovo capitolo si apre proprio con un matrimonio inaspettato come quello fra Stanford Blatch, interpretato come sempre dal simpatico Willie Garson, e Anthony Martino, interpretato da Mario Catone. Dato che Cupido ha finalmente scoccato tutte le sue frecce non resta che celebrare l’amicizia. Tutto è cambiato: Carrie (Sarah Jessica Parker) è ormai presa totalmente dal suo ruolo di moglie e dalla terribile e prorompente paura che il suo matrimonio divenga noioso e scontato, Charlotte (Kristin Davis) è preda delle sue piccole monelle, Miranda (Cynthia Nixon) invece è ormai stufa di scontrarsi con il suo nuovo terribile capo e la povera Samantha (Kim Cattrall) lotta incessantemente con il suo orologio biologico, tentando ogni metodo per ritardare l’imminente menopausa e preservare le sue voglie sessuali. Le loro vite sono sempre più stressate e così decidono di ritirarsi fra loro e ritrovare se stesse, di riscoprire le quattro ragazze single "anime gemelle" [cit. dal film]. Dalla ridente, soleggiata, caotica e scintillante Manhattan le protagoniste si ritrovano nell’affollata e confusionaria Abu Dhabi, dove l’imprevisto è dietro l’angolo, favorito anche dalla diversità fra le culture e gli stili di vita. Una scelta già vista nel primo film, se, infatti, nella serie televisiva la città di Manhattan era un’altra protagonista della storia, già nel primo film era stata messa da parte, passando dal ruolo di "emblema della mondanità" a semplice fondale, ora qui viene totalmente cancellata per uno stile più orientale da "Le mille e una notte". Le due città però hanno molto in comune: ricchezza, sfarzo, vita mondana, è solo il ruolo della donna ad essere diverso e questo non può che creare situazioni imbarazzanti, al limite dell’immaginabile, che a volte risultano però offensive nei confronti della cultura mediorientale, irriverenti e irrispettose. Dal divertimento si passa ben presto ad un’eccessiva "libertà espressiva", che gioca sulla condizione femminile nella cultura islamica, caratterizzata, come appare evidente dai fatti di cronaca, da una mancanza totale di libertà, democrazia e parità. Tre valori che la serie ha sempre trattato, cercando con ironia, sagacia e allegria di esaltarli, al fine di abbattere le barriere invisibili che ancora oggi, nonostante tutto, sono presenti nella cultura occidentale. Dunque che cosa è cambiato? Ci sono comunque certamente provocazioni intelligenti ed uno stile molto poco "politically correct" avvicina la pellicola al marchio originale, anche se questo ha impedito alla produzione di girare il film negli Emirati Arabi, come era nelle intenzioni del regista, che è stato costretto ad optare per il Marocco. Il film risulta piacevole, anche se le battute a volte sono scontate e così la storia, in qualche maniera anche lo spirito guida del marchio è invecchiato o forse si è solo incrinato, tanto che la pellicola sembra dare la sensazione di essere un contenitore per esaltare marchi e gadget tecnologici. Fashion, glamour, kitsch dominano incontrastati, tuttavia in questo scintillante mondo qualcosa non convince, in particolare Carrie, non appare veramente credibile, è meno turbata del solito e tutte le sue paure scompaiono molto velocemente, forse troppo, ma è anche vero che i tempi del film sono stretti. Impossibile dimenticare comunque la presenza nel film di tre nomi importanti dello spettacolo come Penelope Cruz, Miley Cyrus e soprattutto una grande Liza Minelli, che si esibisce con tutta la sua solita bravura.
La frase:
- "Insomma ti è concesso di tradire perché sei gay?"
- "No, perché sono italiano"
Federica Di Bartolo
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