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The Shock Labyrinth: Extreme 3D
Dieci anni dopo la sua misteriosa scomparsa, avvenuta all’interno di una casa degli orrori di un parco dei divertimenti, la giovane Yuki (Misako Renbutsu) ricompare nello stesso giorno in cui Ken (Yuya Yagira), allontanatosi dalla sua città natale quando era più giovane, vi ritorna accolto dall’amico d’infanzia Motoki (Ryo Katsuji), ora fidanzato con la vecchia conoscenza Rin (Ai Maeda), non vedente.
A firma del Takashi Shimizu cui dobbiamo le due ghost-story "Ju-on" e i corrispettivi a stelle e strisce "The grudge", parte da qui la prima incursione giapponese nell’universo dei film live action 3D, la quale prosegue con il riunito quartetto di amici che, a seguito di un malore accusato da Yuki, si ritrovano insieme a Miyu (Erina Mizuno), sorella minore di quest’ultima, a vagare per i corridoi di un labirintico ospedale deserto; mentre tornano alla luce ricordi a lungo repressi che prima hanno legato i loro destini, poi li hanno separati.
Però, al di là d’inquietanti immagini come quella dei manichini che prendono vita, si risolvono proprio in un noioso e continuo camminare per i corridoi di cui sopra i circa 88 minuti di visione, al cui interno il tanto pubblicizzato coniglietto giocattolo volante, che dovrebbe far paura, finisce per risultare soltanto ridicolo.
D’altra parte, bisogna ammettere che Shimizu, al di là dell’originalità sfoggiata a suo tempo tramite il succitato, primissimo "Ju-on", il quale, insieme a "Ringu" di Hideo Nakata, trasformò in un fenomeno di successo l’horror giapponese, non sembra mai essere stato capace di andare oltre le trite e ritrite tematiche legate agli spettri femminili dai lunghi capelli e ai "fantasmini" dagli occhi a mandorla.
In questo caso, poi, aggiungiamo che il classico desiderio di sfruttare la visione in tre dimensioni, con consueto coinvolgimento di oggetti che vengono appositamente e continuamente avvicinati all’obiettivo di ripresa, finisce non poco per divorare il già esile script a firma di Daisuke Hosaka.
Script che testimonia non poco la necessità di porre accanto a Shimizu uno sceneggiatore in grado di fornire idee originali, tanto che, sebbene questo "The shock labyrinth: Extreme 3D" appaia visivamente accattivante, grazie anche alle cupe atmosfere garantite dalla fotografia di Tsukasa Tanabe, perfino il suo twist finale non può fare a meno di risultare già visto.
La frase: "A volte ho dei sogni strani, ricordi del passato che volevo dimenticare".
Francesco Lomuscio
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