Senna
In pochi, con ogni probabilità, avranno dimenticato quella tragica domenica 1 maggio del 1994, quando il trentaquattrenne pilota automobilistico brasiliano Ayrton Senna da Silva, conosciuto semplicemente come Ayrton Senna, riuscì a fare appena due giri prima che la safety car si fermasse, durante il Gran Premio di San Marino, per poi schiantarsi ad oltre 130 miglia orarie nella velocissima curva Tamburello.
La fine di un mito che guidò per la prima volta fuori dal Brasile nel 1978, quando la gara era sinonimo di competizione vera e non c’erano di mezzo né politica, né soldi, iniziando a farsi notare nel giugno di sei anni dopo al Gran Premio Automobilistico di Monaco, dove, sotto un diluvio torrenziale, si trovò in pista con almeno sei dei futuri campioni del mondo, tra cui Keke Rosberg, Niki Lauda e Alain Prost, aggiudicatosi il primo posto.
Ed è proprio la rivalità con quest’ultimo, durante gli anni al servizio della McLaren, uno degli aspetti più interessanti portati in luce dall’inglese Asif Kapadia – regista del thriller con Sarah Michelle Gellar “L’incubo di Joanna Mills” – in questo documentario realizzato con la collaborazione e il consenso della famiglia Senna, oltre che con il contributo della Società della Formula Uno, la quale ha acconsentito all’utilizzo di materiale visivo mai mostrato prima. Raro materiale d’archivio che, affiancato anche a quello girato dalla televisione brasiliana, va a costituire i circa 104 minuti di visione – tra filmati in Super 8, in 35 millimetri ed altri presi da YouTube – atti a delineare la storia di colui che si rivelò agli occhi della stampa internazionale un campione carismatico e ardito, raggiungendo lo status di leggenda ed aiutando soprattutto i bambini.
Quindi, mentre apprendiamo che, proveniente da una famiglia benestante, da ragazzo prestava grande attenzione in classe per non dover poi rimanere a studiare a casa e poter dedicare la maggior parte del tempo al go-kart, assistiamo alla sua ascesa, al successo e a tutte le avversità di quando raggiunse la vetta, entrando nel mondo degli europei come un outsider e scavalcando un’amministrazione che sembrava voler favorire il già citato Prost.
E lo facciamo senza mai vedere in volto le persone intervistate, tra parenti, piloti e commentatori sportivi, le cui voci fuori campo vanno a commentare l’infinità d’immagini comprendenti, tra l’altro, quelle del Gran Premio del Giappone 1988, dove Senna fu per la prima volta Campione del Mondo.
Senza dimenticare il cambio di tecnologia delle macchine da corsa e le tristi, commoventi riprese del funerale, volte ad avviarci verso l’epilogo di un vero percorso sportivo che, fatto di conquiste fisiche e spirituali sul tracciato e fuori, risulta vivamente consigliato agli irriducibili seguaci degli pneumatici fumanti (e non solo).

La frase: "La Formula Uno è politica, è soldi".

Francesco Lomuscio

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