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Segreti di Stato
Paolo Benvenuti voleva ricordarci qualcosa ed ha deciso di farlo nel modo più documentaristico possibile. Segreti di stato non è certo il primo film che ci parla del "bandito" Giuliano, ma è sicuramente il primo che non ha il minimo interesse a spettacolarizzare un mito, né si interessa all'aspetto avventuroso della vita di Giuliano, l'intento è quello di chiarire fatti e meccaniche della strage di Portella della Ginestra.
Portella è uno dei tanti "misteri" italiani (vedi Mattei ed Ustica) sui quali nessuno sembra interessato a fare chiarezza. Il messaggio principlae di Benvenuti è proprio questo. È vero che c'è un velo di omertà, è anche vero che i massimi vertici dello Stato hanno lavorato per insabbiare tutto, depistare e consegnarci una comoda "pappa pronta", ma la verità più triste e sconvolgente è che nessuno ha mai voluto veramente sapere come sono andate realmente le cose. Tutti danno per scontato che qualunque sforzo è destinato a fallire e reagiscono apaticamente. Probabilmente è proprio della natura degli italiani subire passivamente le mille vessazoni morali a cui vengono sottoposti.
Portella della Ginestra, e tutta l'indagine correlata sono stati dichiarati a suo tempo "segreti di stato", ma attraverso mille ricerche, condotte soprattutto negli archivi americani, Danilo Dolci e Benvenuti sono riusciti a ricostruire la meccanica della strage e delle probabili manovre che hanno portato ad accusare Giuliano ed in seguito ad assassinare Pisciotta, suo braccio destro e pentito ante-litteram.
I fatti visti attraverso l'avvocato difensore (Antonio Catania / Camerieri) vengono esposti in maniera didascalica con ricostruzioni verbali coadiuvate da un plastico e da alcuni schizzi stile "Il monello". Gli stessi attori sembrano sagome di cartone su un palco imbeccate da un gobbo che recitano le loro battutte come fossero un magnetofono (unica eccezzione Pisciotta / David Coco). Sulle scenografie caliamo un velo, poiché Sparta era sicuramente più opulenta del set di Benvenuti. Pur volendo mantenere un freddo rigore coadiuvato da una tecnica ineccepibile (la fotografia è scuratissima), il risultato finale è troppo asettico e praticamente indigeribile al grande pubblico. Da parte nostra non possiamo che consigliervi di avere pazienza e di vedere tutto il film a dispetto del suo inzio decisamente indigesto, perché alla fine uscirete si schifati di essere italiani, ma comunque con qualcosa in più e con la voglia di porvi delle domande, cosa che non bisognerebbe mai smettere di fare.
La chicca: l'indimenticabile solitario di carte del Professore che svela più di quanto potrebbero fare mille parole.
Valerio Salvi
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