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Secret window
Con il racconto dal titolo "Finestra segreta, giardino segreto" - da cui il film è tratto - Stephen King torna ad affrontare la materia concernente il rapporto tra lo scrittore e le sue opere ed il loro interagire con la realtà che li circonda - tematica, peraltro, già ben sviluppata nel bellissimo "Misery non deve morire". La finestra segreta, che dà anche il titolo al film di David Koepp, è infatti una voragine che si apre nella mente di Mort Rainey (Johnny Deep) scrittore di discreto successo che un giorno viene minacciato da Shooter (Jonh Turturro) che lo accusa del plagio di un suo romanzo inedito. Ad aumentare la voragine psichica dello scrittore contribuisce la rottura del matrimonio con l'amata moglie Amy (Maria Bello) scoperta da Mort in un letto di una stanza di un motel assieme al suo amante Ted (Timothy Hutton). Pericolosi segnali dell'instabilità del nostro eroe sono anche le frequenti allucinazioni oniriche e la circostanza che si ciba solo di patatine fritte ed altre simili amenità alimentari. La voragine diventa poi un vero e proprio buco nero, un abisso di schizofrenia e doppiezza quando le insistenze dell'ex moglie e del suo amante (davvero antipatico il personaggio interpretato da Hutton, ex enfant prodige di Hollywood) per ottenere il divorzio diventano sempre più assidue. Un tragitto senza ritorno, quello intrapreso da Mort, il cui capolinea non potrà che essere tragico e funesto.
Il regista del film, David Koepp è uno sceneggiatore di successo. Al suo attivo vanta gli script di pellicole come "Spiderman", "Panic room" e "Carlito's way". Questa sua vocazione la si nota nella capacità di disseminare qua e là gli indizi di una follia incipiente svelandone con misura le reali dimensioni. Dote che però non si traduce, nella concreta realizzazione dell'opera, nella capacità di trasmettere quella giusta tensione che un film di questo genere dovrebbe invece dare. Un po' per la scanzonata interpretazione di Deep (finché veste gli abiti di un pirata burlone ci piace ma in questo ruolo è un tantino fuori luogo), un po' per la tendenza ad enfatizzare la sfortunata storia d'amore dello scrittore a discapito delle tinte noir della storia, il film rimane per lunghi tratti nelle melliflue acque del melò paranoico di un marito tradito e disperato.
"L'unica cosa che conta è il finale", così termina il racconto di cui Mort è accusato di plagio. Ed in effetti, anche il film, nel finale, si riappropria delle qualità del thriller con una conclusione davvero "cattiva" e per nulla rassicurante.
Ed alla fine si comprende anche il gioco di parole racchiuso nel nome del personaggio interpretato da Turturro: Shooter...
Daniele Sesti
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