Scrivilo sui muri
Claudio Bigagli (“La bella vita”) e Anna Galiena (“Come te nessuno mai”) sono i genitori di Sole, con il volto di Cristiana Capotondi (“Notte prima degli esami”), ragazza che scopre la sua identità ed il valore dell’amicizia dal momento in cui comincia a frequentare Alex e Pierpaolo, rispettivamente interpretati da Primo Reggiani (“Melissa P.”) e Ludovico Fremont (“I Cesaroni”) e facenti parte del gruppo di writer C.D., Civil Disobedience, rivali degli Z.T.K., che sta per “Zozzamo Tutto Kuanto”.
Se poi, accanto all’esordiente Mattia Braccialarghe ed al Daniele De Angelis di “Ma che ci faccio qui!” (2006), aggiungiamo nomi del calibro di Rodolfo Laganà (“Febbre da cavallo-La mandrakata”), Yvonne Sciò (“Infelici e contenti”), Luis Molteni (“Il ritorno del Monnezza”), l’immancabile Stefano Antonucci (“Barzellette-Il film”) e la cantante Dolcenera, qui alla sua prima prova davanti alla macchina da presa, otteniamo il cast di contorno (e di richiamo) dell’ennesimo prodotto tricolore “educativo” d’inizio millennio, realizzato dal regista Giancarlo Scarchilli (quello di “Mi fai un favore” e “I fobici”) nell’intenzione d’indagare sul mondo “invisibile” di quei misteriosi individui che, armati di bombolette spray, provvedono a colorare con le proprie firme tutto ciò che gli capita, dai muri ai treni.
Quindi, nell’Italia dell’eccessiva strafottenza giovanile in abuso di alcool, ecco puntualmente l’anarchico esempio di celluloide di cui si sentiva tutt’altro che bisogno: i ragazzi della Roma bene sono tutti superficiali ed antipatici, la polizia rappresenta il nemico da evitare ed i writer, ovviamente, sono ritratti come giovani eroi che sfogano la loro frustrazione derivata da problemi esistenziali attraverso l’imbrattamento di muri ed abbondanti fumate di spinelli, senza riuscire ad evitare neppure risse occasionali.
Il tutto, accompagnato dalle note di Elisa e Vasco Rossi, per una noiosa operazione caratterizzata dal tipico taglio proto-fiction che attanaglia ormai il grande schermo dello stivale del XXI secolo, la quale, oltre a giocare banalmente perfino la carta del messaggio animalista, approda a risvolti dal sapore grottesco.
E ci sembra giusto concludere con un’osservazione di Scarchilli a proposito del suo studio svolto sui writer: “Alla fine della ricerca ho compreso che i loro segni non sono altro che grida dell’anima, la sintesi di una società e di una cultura dove, se non appari e non lasci un segno visibile di te, non esisti”.
Ma qualcosa ci dice che le uniche grida che probabilmente riusciremo a sentire saranno quelle di coloro che i muri dovranno poi ripulirli.

La frase: "
- La potete mettere come vi pare, ma questo è: ru-ba-re!
-Tu non vuoi capire: se le bombolette ci servono per compiere azioni illegali, dobbiamo procurarcele illegalmente!
- Le bombolette vanno rubate! E’ un fatto di coerenza!".

Francesco Lomuscio

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