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Scratch
Il regista Michal Rosa rivela di aver realizzato la sceneggiatura di questo film nel 1998, prendendo spunto da una storia vera uscita da uno degli archivi segreti della Stasi. Una donna, durante un ricevimento da lei organizzato riceve una videocassetta, la registrazione di un programma televisivo. Uno storico, in quell’occasione rivela che i servizi segreti polacchi per ricavare informazioni sulle attività del padre, trovarono un marito per la figlia, in modo tale da tenere sempre sotto controllo un potenziale oppositore politico.
Ogni paragone con il ben più famoso "Le vite degli altri" sarebbe, in questo caso, quanto meno erroneo. Si tratta di due film diversi sia dal punto di vista stilistico che sostanziale. Rysa, il graffio, è ambientato ai giorni nostri, non ha l’ambizione di ricostruire il clima politico degli anni del comunismo, ma si propone soltanto di prendere in esame un rapporto di coppia avvelenato dai terribili germi del sospetto. Non è dunque un film di investigazione, il cui punto d’approdo deve essere l’individuazione di un colpevole, ma una pellicola sugli effetti di un periodo storico ben definito sulla vita di due persone.
Michal Rosa sta bene attento in qualunque occasione pubblica a non usare il termine polacco "Lustracja", quella "lucidata" che in realtà sottintende la resa dei conti Kaczynskiana nei confronti di esponenti della pubblica amministrazione, sospettati di aver collaborato con il comunismo negli anni del regime totalitario. Eppure anche se Rosa non cita questo fenomeno sociale e politico di grande rilevanza nella Polonia degli ultimi anni. Di questo in Italia se n’è parlato davvero poco, escludendo gli eccellenti articoli di Paolo Morawski sull’argomento. Questo film è in realtà, e forse anche contro l’intento originario del regista, una forte presa di posizione contro la cultura della Lustracja e contro i suoi effetti disgreganti. Lo stesso storico che getta Anja in quel dubbio feroce che gradualmente la condurrà a una tremenda dissociazione da sé, dal suo corpo e dall’ambiente che la circonda, è in realtà un personaggio estremamente ambiguo. Questo Mirski, studioso di questioni interne del XX secolo, è stato in realtà egli stesso un collaboratore, un carceriere poi accusato di maltrattamenti nei confronti dei prigionieri.
Ambientato in una Cracovia splendida e immutabile anche con il passare delle stagioni, Rysa vede un’eccellente prova d’attore da parte della Jankowska-Cieslak e di Stroinski nei ruoli principali, e offre una toccante storia sulla natura ambigua del dubbio e sul miracolo del perdono.
La frase: "Esagerata... l’avrà visto solo qualche pensionato polacco...".
Mauro Corso
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