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Saw IV
A quanto pare, anche la saga del sadico squartatore moralista Jigsaw (Tobin Bell), ormai entrato a far parte dell’immaginario horror collettivo quanto il Freddy Krueger nightmariano, ha optato per una strada cara alla serialità cinematografica del nuovo millennio: quella del prequel.
Anzi, a dire la verità, quella di un incrocio tra prequel e sequel, perché questo quarto episodio, diretto come i due precedenti da Darren Lynn Bousman, da un lato vede il comandante della SWAT Rigg (Lyriq Bent) alle prese con il classico percorso tempestato di diabolici “giochi enigmistici” nel tentativo di portare in salvo un vecchio amico entro novanta minuti, mentre dall’altro c’illumina sulla genesi del serial killer tramite le testimonianze dell’ex moglie Jill (Betsy Russell), le quali fanno parte delle indagini condotte dagli agenti dell’FBI Strahm (Scott Patterson) e Perez (Angus Macfadyen) in seguito alla morte della detective Kerry (Dina Meyer).
Quindi, viene in un certo senso ripresa la struttura a più trame progressivamente sviluppate in parallelo che già fu alla base del deludente terzo capitolo, da cui, fortunatamente, nonostante l’impressionante autopsia d’apertura e le consuete, efferate sequenze di omicidio (notevole quella in cui un tizio con gli occhi cuciti ed un altro con le labbra serrate allo stesso modo si trovano legati al medesimo marchingegno), non riprende l’eccessiva carica di sadismo che aveva finito per trasformare tutto in un gioco di celluloide di cattivo gusto.
Infatti, man mano che emergono chiarimenti di punti rimasti in sospeso in “Saw 3”, lo script per mano di Marcus Dunstan e Patrick Melton, autori anche del soggetto insieme a Thomas H. Fenton, privilegia ai ben distribuiti momenti di violenza un non banale intreccio più vicino al thriller poliziesco a tinte splatter che alle pure storie dell’orrore, pur manifestando in diverse occasioni una certa mancanza di logica che potrebbe risultare fastidiosa.
Del resto, costruita su un discreto ritmo che difficilmente permette allo spettatore di distogliersi dalla visione, quella che abbiamo tra le mani non è altro che una apprezzabile ma non eccelsa continuazione volta a fornire nuovi elementi all’interno di una saga ormai in preda alla ripetitività tipica dello slasher ed alle leggi di mercato, come testimonia ulteriormente questa dichiarazione del regista: “L’idea di realizzare un "Saw 4" è venuta mentre giravo il numero tre: sta diventando una specie di tradizione. Non penso ci sia stato un via libera ufficiale, si è andati avanti per inerzia, ma sicuramente c’è stato quando il film è uscito ed è andato bene.
La frase: "Uno salva una vita, un altro se la porta via".
Francesco Lomuscio
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