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Saw 3d
Trattandosi del settimo capitolo della lunga saga horror thriller iniziata nel 2004 da James Wan con "Saw - L’enigmista", c’era da aspettarsi un’apertura ricollegata direttamente al finale di "Saw 6", diretto nel 2009 dallo stesso Kevin Greutert che, montatore dei primi cinque lungometraggi riguardanti il serial killer Frank Kramer, ritroviamo qui dietro alla macchina da presa.
Con gran sorpresa, invece, prima ancora dei titoli di testa vediamo Cary Elwes nei panni del dottor Gordon, protagonista del film di Wan, che si trascina per terra senza il piede destro, del quale era stato costretto a privarsi proprio per colpa del folle meglio conosciuto come Jigsaw.
D’altra parte, è principalmente quello di riordinare gli indizi e dare un senso compiuto alla serie l’obiettivo di questo episodio girato in tre dimensioni, il quale, dopo la consueta, shockante sequenza di morte introduttiva, che si svolge questa volta in pieno giorno davanti agli occhi di una folla cittadina, tira nuovamente in ballo Costas Mandylor nei panni dell’investigatore Hoffman, erede dell’enigmista.
E, come nella pellicola precedente avevamo un imprenditore delle assicurazioni mediche spinto ad attraversare un percorso tempestato di strumenti di tortura ed atroci scelte da effettuare, qui, nella stessa situazione, troviamo Bobby Degen, tizio che, interpretato da Sean Patrick Flanery, sembrerebbe aver raggiunto la popolarità proprio perché sfuggito a dei ganci a cui lo appese Jigsaw.
Quindi, tra spuntoni vari che avanzano verso occhi e gole delle vittime e interiora lanciate contro la camera al fine di sfruttare il sistema di visione tridimensionale, il campionario delle geniali efferatezze risulta corposo come al solito, destinato a coinvolgere razzisti, lame rotanti e perfino una situazione che metterà a dura prova tutti coloro che hanno paura del dentista.
Forse anche maggiormente del solito, tanto che l’impressione generale è sempre più quella di assistere ad un liberatorio slasher-movie che ad un sofferto torture porn, qui volto in maniera evidente ad attaccare i media ed i loro perversi meccanismi atti a regalare la fama attraverso sistemi e stratagemmi spesso noncuranti della moralità.
Perché Greutert, che, supportato anche dall’ottimo montaggio di Andrew Coutts, confeziona il tutto con notevole professionalità e grandissimo senso del ritmo, non solo ci regala uno dei capitoli più riusciti dell’epopea enigmistica, ma ci mostra la maniera in cui il tanto denigrato cinema splatter possa essere sfruttato con intelligenza. Come già aveva fatto attraverso il succitato "Saw 6", del resto.
La frase: "Questa persona ucciderà ancora, finché non verrà fermata".
Mirko Lomuscio
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