Saint Ange
Quest'inverno imputavamo ad una sostanziale mancanza d'idee la sostanziale debolezza della gran parte del cinema italiano odierno. Ci consola un po' vedere che non siamo i soli.
Nato da una produzione prevalentemente francese, Saint Ange ci descrive una situazione sostanzialmente semplice: Una cameriera arriva in un orfanotrofio dimesso per la manutenzione e il disbrigo delle faccende quotidiane.
Perché di più il film proprio non racconta.
Inizia a tessere, al contrario, una complicata e inestricabile tela di allusioni, scorci d'inquadratura, artifici di montaggio per cercare di dare l'idea di una possibile lettura metafisica della situazione, tramite riferimenti più o meno espliciti a possibili torture e soprusi subiti dai bambini in quei luoghi.
Ma, alla fine della fiera, si rimane con un pugno di mosche in mano, dopo che i piani interpretativi si sovrappongono confondendosi, non lasciando la benché minima possibilità allo spettatore di intellegere alcunché di quel che il regista(?) cercava di suggerire.
Del tutto a scapito di una qualsiasi forma di coerenza, si tenta di alludere a pellicole come "The others" piuttosto che "Session 9", senza farsi mancare una buona dose di anticristianesimo (del tutto fine a sé stesso per di più) che pare andare molto di moda in un filone cinematografico che ha poco altro da dire.
Si finisce così martellati al limite da ossessione da porte (che, sorprendentemente, sono extradiegetiche alla pellicola) cigolanti o sbattenti, sottolineate dall'incedere di una musica retorica e sostanzialmente inutile.
Unica nota positiva in questa produzione per l'estate, la giovane e discreta Virginie Ledoyen (la protagonista Anna), che ricorda sorprendentemente a tratti la sua ben più celebre collega Natalie Portman.
Opaca anche la regia di Pascal Laugier (che a noi risulta essere alla sua opera prima), che nel primo quarto d'ora tenta disperatamente di frapporre oggetti tra l'occhio della camera e il fulcro dell'azione senza motivo alcuno, e poi si rifugia nei cliché tipici del genere: inquadrature a campo limitato, carrelli verso porte chiuse, plan che aggirano stipiti del muro.
Nulla di nuovo sul fronte occidentale, verrebbe da commentare.

La frase: "Stai attenta ai bambini che fanno paura"

Pietro Salvatori

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