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Roll Bounce
Tra febbre di remake e nuovi sottofiloni cinematografici che attingono direttamente ed evidentemente dal passato, non si può fare a meno di avvertire un certo desiderio di ritorno al decennio in cui i negozi di abbigliamento finivano per arricchirsi grazie alla vendita di "zatteroni" e pantaloni a zampa d'elefante, magari accompagnati dalle note dei Village people o di Gloria Gaynor. Malcolm D. Lee, già responsabile di The best man (1999) e Undercover brother (2002), ha allora pensato bene di rispolverare con Roll Bounce una moda di cui si è parlato veramente poco nell'ambito del grande schermo: la "roller disco", meglio conosciuta come "jam skating", a causa dei suoi movimenti eseguiti sui tradizionali pattini a quattro rotelle, che si fece strada nei centri urbani d'America alla fine degli Anni Settanta.
Quindi, tra capigliature ricce e smisurate e magliette con sopra stampata l'immagine del mitico Fonzie del telefilm "Happy days", ci porta a conoscenza, in un contesto all black, del giovane Xavier Smith (Bow Wow), da tutti chiamato semplicemente X, mago del pattinaggio che, dopo la chiusura del Palisades Garden, pista del South Side di Chicago su cui un tempo regnava insieme alla sua banda, si trova costretto ad avventurarsi in un territorio del tutto sconosciuto: l'elegante pista Sweetwater Roller, nel North Side, dove, sempre affiancato dai suoi amici, sognerà di vincere la difficile competizione annuale Roller Jam Skate-Off.
Il tutto, impreziosito dalla bella fotografia di Michael J. Muro (ovvero il Jim Muro regista di Horror in Bowery street) e raccontato attraverso un'efficace ricostruzione del periodo in cui spopolò la disco-music, senza dimenticare di ironizzare sui suoi grotteschi simboli, dai pantaloni luccicanti ai "divi" da pista (in questo caso abbiamo l'imbattibile Sweetness/Wesley Jonathan), rappresentazione concreta di un certo sfrontato, ridicolo inno al narcisismo non soltanto estetico.
Quindi, i nostalgici accaniti degli Anni Settanta non potranno fare a meno di essere stimolati ad alzarsi in piedi, durante la visione del film, per ballare accompagnati da pezzi del calibro di Kung fu fighting di Carl Douglas e I'm your boogie man di K.C. & The Sunshine band; a conti fatti, però, la terza fatica di Lee, se a tratti può apparire divertente, grazie anche all'introduzione di personaggi esilaranti come i due folli addetti alla spazzatura o a citazioni verbali riguardanti, tra gli altri, Fat Albert, risulta tirata un po' troppo per le lunghe ed a volte perfino fracassona, come del resto erano e sono ancora oggi le discoteche. E la pecca peggiore va individuata sicuramente nella sceneggiatura di Norman Vance Jr (Beauty shop), la quale cerca di toccare tante tematiche, tra cui anche il conflitto tra il padre ed il figlio afflitto dal dramma della madre defunta, senza approfondirne mai nessuna, tanto che la gara di "jam skating", che nelle premesse avrebbe dovuto rappresentare il cuore della storia, finisce per rimanere rilegata ai margini, assumendo importanza soltanto nell'epilogo.
La frase: "Alle ragazze che sono qua piacciono quelli con un pattino... grosso.
Francesco Lomuscio
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