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Robocop











L’omonimo remake di "RoboCop" è una rivisitazione in chiave moderna dell’uomo robot diventato un cult a fine anni ’80, grazie ad un’attualizzazione delle tematiche principali del film in un contesto sociale e politico che richiama il nostro tempo. Non aveva scelta il regista Josè Padillha nel momento in cui ha voluto mettere mano su un classico della filmografia action fantasy, se non renderlo interessante da un altro punto di vista. La decisione è quindi ricaduta sulla politica, interna ed estera, degli Stati Uniti, aprendo un dibattito sulla natura ideologica delle macchine da guerra che tengono sotto controllo la pace nel mondo.
La Omnicorp, società monopolistica nel campo di droni e macchinari bellici, vuole investire anche sul suolo americano, portando i robot a controllare le strade di Detroit per eliminare la violenza.
Efficienza, velocità e indistruttibilità sono le carte vincenti, ma il Congresso non è d’accordo. Manca il lato umano, quello che frena gli uomini nel premere il grilletto davanti un bambino. Così la Ominicorp Fundation crea un androide ricostruendo il corpo di un poliziotto mutilato in seguito all’esplosione di una bomba, un automa con una coscienza. Ma quando quest’ultima prende poi il sopravvento, RoboCop non risponde più ai comandi e ciò a cui pensa è la vendetta nei confronti dei mandanti del suo omicidio per riscattare la sua famiglia.
Lo scontro più interessante su cui si sofferma Padillha è proprio quello tra il lato umano e quello del robot, un conflitto che vede l’uomo combattere contro il progresso della tecnologia e della scienza inarrestabile, che non sempre giova alla società. Tra inseguimenti e sparatorie degne dei migliori action movies, la polemica contro la tecnologia e la vita usata solo con il fine propagandistico e di vantaggi personali avanza. L’uomo è, infatti, motivato dalla sua coscienza e viene guidato dal suo istinto: vale lo stesso quindi anche se esso risiede in un corpo meccanico. La sceneggiatura del film non si è lasciata scappare tutto ciò, mettendo su carta discorsi filosofici e morali sull’inviolabilità dell’esistenza umana.
Grandi e importanti argomenti vengono quindi trattati, anche se alla resa dei conti ci si accorge di come sono solamente accennati.
Padillha sceglie di puntare sulla magnificenza dei combattimenti e di alcune scene dal forte impatto visivo piuttosto che sull’approfondimento tematico. Una grande mancanza nel film si sente però ed è l’ironia e l’umorismo del film originale, che in questo remake troviamo solo nel personaggio di Sameul L. Jackson nei panni del presentatore televisivo Pat Novak, forse la figura più riuscita del film.

La frase:
"Dobbiamo dare agli americani una figura per cui fare il tifo. Metteremo un uomo dentro una macchina".

a cura di Valeria Vinzani

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