Riparo
Anna e Mara, tornando da una vacanza romantica in Tunisia, scoprono che un giovane di nome Anis si è intrufolato nella loro automobile approfittando dell’occasione per passare la frontiera e iniziare una nuova vita in Italia. Prese alla sprovvista le due decidono comunque di “coprire” il ragazzo e accoglierlo con loro nel Bel Paese. I tre inizieranno così una nuova vita insieme...
Triangolo amoroso originale quanto inefficace. In “Riparo” di Marco Simon Puccioni, la storia delle due ragazze il cui rapporto viene messo in crisi da un giovanissimo e inesperto tunisino non regge, e non solo dal punto di vista della sceneggiatura. La regia, infatti, si muove con l’affanno e nell’ansia di voler stupire lo spettatore, ma in mancanza di idee, o allegorie davvero efficaci, ripiega maldestramente su baci saffici ed effusioni amorose tra le due. I dialoghi stentano, là dove un giovane tunisino non fa altro che ripetere pedissequamente quanto lui sia serio e quanto sia importante avere una famiglia, con una recitazione che segue la generale mediocrità della narrazione. Noia, purtroppo, e tutto fila via (non liscio) senza comunicare niente di preciso allo spettatore, ma lasciandolo confuso proprio come le protagoniste rappresentate nella storia.
Il senso del “riparo” espresso dal titolo viene interrogato dal regista di documentari Simon Puccioni, ma rimane sospesa, e sostanzialmente lacunosa, la sua conclusione. In un finale drammatico e privo di soluzione, l’unica cosa davvero sensata pare essere una frase espressa da una delle due protagoniste che recita: “...che razza di rapporto è il nostro se viene messo in crisi da un ragazzino extracomunitario?”.
A questa domanda Puccioni non risponde soccombendo ad un autogol spiazzante, in una corsa finale che per giunta sa tanto di fuga dal suo stesso film.
La frase: "...Deve imparare a mangiare il proprio dolore...".
Diego Altobelli
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