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Ricky - Una storia d'amore e libertà
Liberamente ispirato al racconto "Moth" di Rose Tremain, che nella versione francese s’intitola "Léger comme l’air", "Ricky - Una storia d’amore e libertà" parte dalla figura di Katie (Alexandra Lamy), la quale, divisa tra il lavoro in fabbrica e la figlia Lisa (Mélusine Mayance), trova l’amore nel collega Paco (Sergi Lopez), finendo per dare alla luce il piccolo Ricky.
Inizialmente, quindi, tra regia nella media che non risparmia comunque colte analogie (si pensi alla bambina che mangia il pollo mentre il fratellino viene allattato), taglio da cronaca sociale e vita da genitori tempestata di biberon e pannolini sporchi, il film di François Ozon – autore di "8 donne e un mistero" e "Swimming pool" – non sembra essere altro che l’ennesimo prodotto destinato agli estimatori della tecnica e dei ritmi narrativi tipici del cinema d’oltralpe lontano da quello proto-stelle e strisce di Luc Besson.
In maniera sorprendente, invece, con un’evoluzione narrativa che sembra a tratti sfiorare perfino l’horror, arriva improvvisamente a tirare in ballo piccole ali che, giorno dopo giorno, crescono sulla schiena del pargolo, fino a permettergli di svolazzare libero nell’aria.
Un inaspettato risvolto fantastico che, concretizzato tramite il prezioso contributo dei riusciti effetti visivi per mano della BUF ("Matrix revolutions" e "Spider-man 3" nel curriculum), punta tutt’altro che al facile intrattenimento da pop corn, conferendo piuttosto al mini-angelo laico e proletario le fattezze dell’ennesimo sinonimo di "diverso", difeso a tutti i costi dalla madre che deve vedersela anche con i soliti giornalisti ficcanaso, interessati a trasformarlo in un fenomeno sforna-denaro (e qui s’intravedono anche riferimenti ai recenti fatti di gossip che hanno avuto per protagoniste fotografie scattate ai figli dei vip).
E’ quindi la necessità di difendere con tutto il proprio essere la libertà e l’amore il tema centrale di questa a tratti commovente favola moderna che, altamente realistica nonostante l’assurdità dell’argomento trattato, l’autore parigino confeziona aiutato anche dalla buona prova del cast e senza rinunciare a un pizzico d’ironia.
E già in possesso di tutti gli elementi utili agli americani per trasformarla nell’ennesimo remake d’oltreoceano.
La frase: "Dai, non fare la misteriosa, facci vedere il mostriciattolo".
Francesco Lomuscio
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