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Renegades: Commando d'assalto

La recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com

di Francesco Lomuscio02 ottobre 2017Voto: 5.5
 

  • Foto dal film Renegades: Commando d'assalto
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Superata un’apertura ambientata nel 1944, ci si sposta nella Sarajevo di cinquantuno anni più tardi; dove, senza perdere tempo, si consuma immediatamente una serrata sequenza d’azione che non manca di tirare in ballo neppure carri armati e bazooka.
E, considerando sia il titolo che il fatto che a firmare la sceneggiatura troviamo lo Steven Spielberg d’oltralpe Luc Besson e il Richard Wenk occupatosi degli script di “The equalizer – Il vendicatore” e “I mercenari 2”, ci si aspetta giustamente che l’operazione appena iniziata rientri nella categoria dei tamarrissimi action movie a base di pallottole volanti ed esagerazioni muscolari dal forte retrogusto di machismo reaganiano anni Ottanta.
Diretti dallo Steven Quale cui si devono l’horror “Final destination 5” e il catastrofico “Into the storm”, invece, i novantaquattro minuti di visione in questione si concentrano su un team di Navy Seal che, in missione in Bosnia durante la guerra, vengono a sapere di un tesoro di inestimabile valore nascosto dai nazisti sul fondo di un lago locale e rimasto lì per decenni.
Tesoro che decidono di recuperare per restituirlo alla popolazione, imbarcandosi senza autorizzazione – e scoperti dal nemico – in un’avventura destinata a dare il via ad una variante acquatica dell’heist movie, su cui il regista osserva: “Il problema è che non si tratta di una missione ufficiale. Nelle loro attività i Navy Seal sono sotto copertura, ma hanno sempre il pieno sostegno dei militari e, quindi, in qualsiasi momento possono essere salvati da un elicottero che arriva a prenderli e li porta via. Questa, però, è un’azione di cui sono tutti all’oscuro. È un’operazione segreta, come una rapina, e loro possono contare solo l’uno sull’altro e sulle risorse che hanno. Perché nessuna delle loro armi funziona sott’acqua e c’è il problema che l’oro è molto pesante e giace sul fondo del lago. È avvincente vedere questi ingegnosi Navy Seal all’opera e seguirli nell’impresa di recuperare l’oro mentre devono affrontare le difficoltà di un ambiente così ostile. Perché senza aria sei morto”.
Regista che, essendosi occupato, tra l’altro, anche della seconda unità del mitico “Titanic” di James Cameron, regala il meglio proprio nelle sequenze subacquee ed in quella del flashback con distruzione della diga e conseguente inondazione del villaggio; riservando buona parte del resto dell’insieme alla preparazione del colpo e allo sviluppo dei diversi personaggi e dei loro rapporti.
Personaggi spazianti dalla Laura Simic interpretata dalla Sylvia Hoeks di “Blade runner 2049” al Matt Barnes dalle fattezze del Sullivan Stapleton della serie televisiva “Blindspot”; passando per l’ammiraglio Jacob Levin cui concede anima e corpo il vincitore del premio Oscar J.K. Simmons.
Fino alla conclusione coi botti di quella che poteva rivelarsi una favola a sfondo bellico senza infamia e senza lode, ma che, escludendo una scazzottata e pochissimo altro, non manca, purtroppo, di lasciare avvertire una certa povertà di situazioni realmente capaci di catturare l’attenzione dello spettatore e riuscire ad intrattenerlo.


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