Regression
Minnesota, 1990. Il Detective Bruce Kenner (Ethan Hawke) sta indagando sul caso di una giovane di nome Angela (Emma Watson), che accusa il padre, John Gray (David Dencik), di un crimine terribile.
Quando John, inaspettatamente e senza averne memoria, ammette la sua colpa, il famoso psicologo Dottor Raines (David Thewlis) viene chiamato per aiutarlo a rivivere i suoi ricordi, ma ciò che verrà scoperto smaschererà un orribile mistero.
Alejandro Amenábar, regista dall’assodata cifra stilistica e firma di alcuni tra i più bei film degli ultimi anni tra cui “The Others”, “Apri gli occhi”, “Agora” oltre che il toccante “Mare dentro” con il quale nel 2005 si è aggiudicato l’Oscar per il miglior film straniero, torna finalmente, dopo oltre cinque anni, dietro alla macchina da presa per “Regression” produzione congiunta tra Spagna e Stati Uniti.
Il film che nei trailer strizza apertamente l’occhio alle tinte horror è in realtà un thriller psicologico apprezzabile e godibile in alcuni suoi elementi e passaggi.
La regia non è mai scontata ed è di grande impatto, regalando spesso e volentieri delle inquadrature profonde e non banali che riescono a immortalare lo stato emotivo dei personaggi e della storia.
Il cast è notevole, con menzioni speciale per la certezza Etan Hawke e il sorprendente John Gray, padre apparentemente colpevole e inconsolabile. Tuttavia ci sentiamo di estendere il plauso anche al resto del pacchetto attoriale che regala una buona prova corale.
Dove Regression zoppica non è quindi nella propria intelaiatura strutturale quanto nelle promesse. Trailer e cartelloni pubblicitari ammiccano al filone dei film horror-religiosi quali “L’esorcista” e “L’esorcismo di Emily Rose”, giusto per fare due esempi, mentre il film che pur mantiene delle lievi venature horror è molto più simile a un thriller psicologico come potrebbe essere “Gone girl – L’amore bugiardo” sebbene le vicende narrative passino da un amore tradito, divenuto malsano a un irrisolto mistero familiare.
A parte quindi l’iniziale disorientamento dovuto alle aspettative indirizzate in maniera errata, il film si dimostra godibile e a tratti apprezzabile e brillante.
Di zompi sulla sedia se ne fanno pochi ma il film lusinga la mente dello spettatore.
Emma Watson tende a funzionare ancora in maniera troppo stentata al di fuori della parentesi “Harry Potter” ma Etan Hawke regala profondità e nevrosi a un personaggio ben delineato e coerente con la trama nella quale, suo malgrado si trova invischiato.
In sostanza con “Regression” non stiamo parlando di un capolavoro nè del film più riuscito di Amenábar, ma stiamo parlando di un buon prodotto, godibile e non banale che in qualche modo aggiunge uno step alla carriera dell’autore ispanico cileno. Ci sentiamo quindi, con le premesse evidenziate, di consigliarvelo, se possibile in lingua originale per apprezzare ancora di più l’eccellente lavoro di Hawke e Gray.
La frase:
"Vedevi quello che volevamo vedessi e noi ti credevamo, in un terribile circolo vizioso".
a cura di Jacopo Landi
Scrivi la tua recensione!
|