Rango
"L’idea non era quella di abbandonare tutto ciò che sapevamo e tutto quello che abbiamo imparato, ma travasare le cine-tecniche, dal live-action all’animazione".
Autore della serie "Pirati dei Caraibi", è Gore Verbinski a parlare, qui alle prese con il suo primo lungometraggio d’animazione, la cui idea risale addirittura a prima ancora che si dedicasse ai film di cappa e spada interpretati da Johnny Depp, quando, insieme al produttore John B. Carls e l’autore di libri per bambini David Shannon, decise di trattare il western americano in modo del tutto non convenzionale, prendendo ispirazione giocosa da John Ford, Sam Peckinpah e Clint Eastwood come da Tex Avery e John Lasseter. Ed è proprio Depp (nella versione originale) a prestare la voce al piccolo camaleonte del titolo, il quale, dopo una vita passata come animale domestico a guardare il mondo che passa da un terrario dalle pareti di un vetro, si ritrova perso nel deserto del Mojave, dove vaga fino a diventare involontariamente il nuovo sceriffo dell’arida cittadina chiamata Polvere, rappresentando l’ultima speranza di trovare l’idratazione.
Il giusto pretesto per dare il via alla sfilata di colorati personaggi che, dalla lucertola femmina Borlotta alla tartaruga sindaco, passando per la giovane topina Priscilla, il saggio armadillo Carcassa e il temibile serpente rinnegato Jake Sonagli, vanno a popolare – soprattutto per la gioia dei bambini – i circa 107 minuti di visione.
Personaggi che, splendidamente realizzati tramite l’innovativa tecnica denominata "Emotion capture", consistente nel filmare in HD le performance degli attori per poi elaborarle e renderle di vitale importanza per l’equipaggio degli animatori, si rivelano i tanto buffi quanto divertenti protagonisti di uno script – a firma di John Logan – interamente basato sul movimento e la dinamicità.
Aspetto quest’ultimo che, pur rischiando a lungo andare di rendere eccessivamente fracassona l'operazione agli occhi degli spettatori più grandi, riesce in ogni caso a mantenerla al di sopra della media per la sua intera durata, sia quando Rango finisce sbatacchiato da una parte all’altra del deserto ricordando Will Coyote, sia quando, tra rutti al fuoco e un pericoloso falco che entra in azione, si comincia a fare ricorso al divertito citazionismo cinefilo. Comprendente, tra l’altro, una rilettura della celebre sequenza degli elicotteri di "Apocalypse now", con i pipistrelli al posto di essi.

La frase: "Non importa come ti chiamano, sono le azioni che misurano l’uomo".

Francesco Lomuscio

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