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Rampage - Furia AnimaleLa recensione del film a cura della Redazione di FilmUP.com di Francesco Lomuscio10 aprile 2018Voto: 6.5
L’apertura è nello spazio, ma è sulla Terra che si svolge la tanto frenetica quanto disastrosa avventura del primatologo Davis Okoye incarnato da Dwayne Johnson, il quale è stato capace di instaurare un legame indissolubile con il gorilla silverback alpino George, salvato dai bracconieri e dotato di un’intelligenza straordinaria.
Avventura destinata a prendere forma dal momento in cui il pacifico ominide comincia a trasformarsi in un’enorme e furiosa creatura a causa di un azzardato esperimento genetico che, dai catastrofici risultati, sembra aver modificato anche il genoma di altri animali. Perché, man mano che seguiamo la progressiva mutazione dello scimmione e che entra in scena un gigantesco lupo scorrazzante tra i boschi, come il titolo suggerisce quella che scorre sullo schermo è una trasposizione cinematografica del popolare videogioco arcade degli anni Ottanta “Rampage”, incentrato su tre tipologie di fauna di mastodontiche dimensioni impegnate a devastare città. Tre tipologie in quanto, ricordando sia il marino Mosasaur visto in “Jurassic world” che il lucertolone nipponico Godzilla, è un coccodrillo lungo come un campo da calcio e che si muove alla maniera di un incrociatore a complicare ulteriormente la vita dei comuni mortali e del già menzionato protagonista, qui alla sua terza prova sotto la regia del Brad Peyton che lo aveva diretto in “Viaggio nell’isola misteriosa” e “San Andreas”. Protagonista che, intento a creare un antidoto affiancato da Kate Caldwell alias Naomie Harris, genetista che non gode di buona fama, con abbondanti dosi d’ironia viene ritratto come chiaro discendente degli eroi tutto muscoli risalenti al machismo reaganiano (epoca in cui spopolò il videogame di partenza, appunto), tanto da sfoderare l’esilarante battuta “Ci hanno sparato, ci hanno mancati; anch’io ho sparato, ma non li ho mancati”. Mentre Jeffrey Dean Morgan è ambiguo al punto giusto nei panni dell’agente governativo Russell e, una volta tanto lontana dal filone delle commedie, la Malin Ackerman de “Lo spaccacuori” si cimenta nel ruolo della malvagia miliardaria Claire Wyden, responsabile della tragica situazione insieme al fratello Brett, interpretato dal Jake Lacy visto, tra l’altro, in “Single ma non troppo”. E, chiaramente, è grazie ad una eccellente ed elaborata effettistica digitale che si concretizza in fotogrammi quello che, in fin dei conti, Warner Bros propone in maniera evidente in qualità di antipasto preparatorio nei confronti dell’attesissimo “Godzilla Vs. Kong” di Adam Wingard, previsto per il 2020 e che vedrà la luce soltanto dopo l’uscita di “Godzilla: King of the monsters” di Michael Dougherty. Antipasto che, scandito da un ritmo non strettamente incalzante ma, in ogni caso, discreto, intrattiene a dovere individuando i suoi momenti maggiormente spettacolari nella sequenza che si svolge a bordo dell’aereo in caduta e nella lunga fase conclusiva della distruzione metropolitana, tutt’altro che distante, nei connotati, da una moderna rilettura a stelle e strisce dei mitici kaiju eiga (film di mostri giapponesi, tanto per tornare al citato drago radioattivo di Ishiro Honda). Senza dimenticare un forte, indispensabile sottotesto animalista. La frase dal film:
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