Ragazze a mano armata
A cominciare dai titoli di testa, nel corso dei quali abbiamo in scena il comico Nino Frassica nel ruolo di un pasticciere impegnato nella preparazione di cannoli siciliani, è evidente che il lungometraggio di Fabio Segatori – a due anni dal documentario “I gladiatori del calcio” (2012) – miri tutt’altro che a prendersi eccessivamente sul serio.
Del resto, è un clima generale non distante da quello che aveva caratterizzato “Universitari-Molto più che amici” (2013) di Federico Moccia ad emergere durante la vicenda che vede protagoniste la esordiente Gianna Verdelli, la Federica De Cola vista in “Nuovomondo” (2006) e la Giovanna D’Angi proveniente dalla rappresentazione teatrale “Hairspray” nei panni di tre oneste ragazze di Corleone che vivono a Messina, tormentate da bollette da pagare e dallo sfratto imminente.
Aspetto, quest’ultimo, che le porta a mettere in affitto una stanza che finisce per essere occupata da una elegante signora veneta con le fattezze della Karin Proia della serie televisiva “Boris”, a loro insaputa bella rapinatrice romana in fuga dal violento ex fidanzato Piero Maggiò.
Ed è proprio dal momento in cui questa scompare improvvisamente dopo essere stata investita da un tir che la vita del trio subisce un brusco cambiamento; perché, ignare di quanto accaduto, prima scoprono all’interno della camera della donna un borsone contenente un milione di euro che le convince a darsi allo shopping sfrenato, poi, a causa di una lite, bruciano accidentalmente l’intero malloppo.
Malloppo che, ovviamente, la nuova coinquilina torna a replicare accompagnata dal malvivente di cui sopra, trovando come unico rimedio per riottenerlo quello di istruire nell’arte della criminalità la combriccola rosa, in modo tale che si possa mettere a segno una rapina.
Ma, a complicare ulteriormente la situazione provvede anche l’ossessivo fidanzato di una delle tre, man mano che prende forma un insieme che, nelle dichiarate intenzioni del regista e della sua co-sceneggiatrice Paola Columba, vorrebbe essere un omaggio tricolore agli action-movie hongkonghesi a tinte umoristiche.
Peccato, però, che il valido autore di “Terra bruciata” (1999) e “Hollywood flies” (2005) non solo rischi di lanciare un messaggio tanto ambiguo quanto pericoloso, ma dilati eccessivamente la prima parte di preparazione nei confronti della breve seconda d’azione... non provvedendo altro che a rendere fiacco e noioso quello che poteva rivelarsi un bizzarro miscuglio di filone giovanilistico e romanzi criminali nostrani dai divertenti connotati trash.
La frase:
"Viviamo come tre pezzenti e abbiamo una borsa piena di soldi".
a cura di Francesco Lomuscio
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