Proof - La prova
Dopo aver stonato con " Il mandolino del capitano Corelli" il regista John Madden già premio Oscar con "Shakespeare in love" ha cercato di andare sul sicuro. E così ha scelto di far diventare lungometraggio "Proof" è stato per mesi una piéce teatrale di discreto successo.

Quando Robert, (Anthony Hopkins) un luminare della matematica, sua figlia Catherine (Gyweneth Paltrow) si trova a dovere uscire dalla corteccia di sicurezze in cui si era rifugiata. Negli ultimi tre anni è stata accanto al padre impazzito, finendo col sacrificare carriera accademica (anche lei è una matematica) e vita sociale. Ad aiutarla ci pensano un ex studente di suo padre (Jake Gynnehall), e la sorella più grande tornata da NewYork per l'occasione (bubio bubui)…

"Proof", ovvero la dimostrazione. Di cambiamento, di maturità, di essere sani di mente. Pazzia e numeri avevano già caratterizzato altri film (basti pensare ad "A beautiful mind") anche se questo è il primo al femminile. Per fortuna che tra x e y, seni e coseni, teorie e corollari, a tirare su il morale della nostra protagonista ci sia un bel ragazzo studioso, allegro, batterista in un gruppo rock, insegnante di hockey per bambini e che fa jogging ogni Giovedì. Insomma, un tipo qualsiasi.
"Proof" (tratto in origine dall'omonimo libro premio Pulitzer 2002) rimane purtroppo un dramma abbastanza stereotipato, dalle dinamiche narrative prevedibili e un ritmo inspiegabilmente lento e pesante. Poco viene fatto per sdrammatizzare gli eventi ( il personaggio della sorella maggiore poteva essere meglio sfruttato in tal senso) e il dubbio che Catherine sia pazza o meno non basta per tenere in piedi un film di un'ora e quaranta.
Il film si lascia comunque vedere, grazie ad una regia comunque elegante che sa cogliere quei rari sprazzi di pathos. Al Lido, dove il film è in concorso, si è visto senza dubbio di peggio.
Non convince invece la coppia Paltrow-Gynnehaall. Lei sempre imbronciata sembra che cammini con due piombi attaccati alle estremità delle labbra, lui così perfetto che anche quando passa una nottata sui libri, si risveglia con i capelli già ingelatinati in perfetta configurazione aerodinamica. Si percepisce la differenza di età (nel film è di un solo anno, nella realtà 76). Anthony Hopkins nei panni del fantasma fa quel che può, ma vederlo vagare in vestaglia e pantofole borbottando frasi come "la dimostrazione che non siamo pazzi è che noi siamo qui a parlarne" dispiace sempre un po'.

La frase: "Il futuro del freddo è il futuro del caldo".

Andrea D'Addio

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