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Profumo - Storia di un assassino
E' sempre difficile trasportare un romanzo sul grande schermo, alcune volte è impossibile.
Questo sembrava il caso di "Profumo" di Patrick Süskind, sia per il tipo di narrazione, basata principalmente sulle sensazioni olfattive del protagonista, sia per l'intransigenza dell'autore a cederne i diritti. Il progetto aveva, comunque, interessato più di un regista, tra cui Martin Scorsese e Stanley Kubrick, ma solo nel 2001 Süskind concede la liberatoria e il film viene affidato alla regia di Tom Tykwer.
Ambientato nella Francia di metà diciottesimo secolo, "Profumo", narra la vita di "una tra le figure più geniali e scellerate di quell'epoca", quella di Jean Baptiste Grenouille. Nato nel luogo più puzzolente di Parigi, rifiutato dalla madre fin dalla nascita, vive in condizioni di estrema miseria e povertà. A sostenerlo, un dono unico, un olfatto finissimo e una memoria olfattiva fuori dal comune, che gli permette di catalogare qualsiasi odore lui senta.
Con testardaggine e pervicacia, egli decide di mettere a frutto questa qualità nel campo dei profumi. Dopo un primo apprendistato a Parigi si sposta a Grasse, per perfezionare la sua arte, ma durante il viaggio si ritira, in una grotta sul massiccio dell'Auvergne, in completo isolamento dal mondo e dai suoi odori. In questo periodo, il protagonista raggiunge progressivamente la consapevolezza che lui solo non ha odore e decide di creare un profumo che arrivi al cuore delle persone e le domini. Per realizzare il suo progetto non si farà scrupolo di uccidere creature viventi ed esseri umani indifesi per poterne estrarre l'essenza odorosa.
Ma il suo operare non può essere considerato malvagio.
Grenouille non prova nessun sentimento umano, non prova né gioia, né dolore, non ha bisogno né di amore, né di comunicare con il prossimo. In un certo senso non appartiene nemmeno al mondo in cui agisce, l'assenza di odore in un contesto in cui tutto ha un profumo, ed è da questo univocamente definito, lo pone completamente al di fuori della realtà. Ma in virtù della sua straordinaria abilità, è come un dio, un dio cinico e sprezzante. Alla fine la morte gli appare come l'unica soluzione alla terribile contraddizione che caratterizza il suo essere: dominatore assoluto di qualcosa che non potrà mai avere.
Nel trasportare sul grande schermo la vita di Grenouille, Tom Tykwer deve fare un uso massiccio della voce fuori campo, che racconta il contesto e i sentimenti che muovono il protagonista, quasi muto. Nelle parti iniziali abbiamo una ricostruzione attenta e precisa della realtà, con scene molto forti e disturbanti, che ben rendono l'ambiente abbietto nel quale nasce e cresce Grenouille. Ma più il film procede più la regia si fa patinata e leccata, con un uso ridondante della musica. Si abbandona il parallelismo tra immagini e odori, per concentrarsi, nella parte centrale, sugli omicidi, utilizzando tutti gli stilemi dei film sui serial killer.
Ancora meno riuscita la parte della grande orgia compiuta dagli abitanti di Grasse, dove si vedono solo corpi puliti e depilati, quasi senza imperfezioni, quando la folla dovrebbe essere composta da miserabili e straccioni.
Rimarrà per sempre il dubbio su come un genio come Kubrick avrebbe potuto portare sullo schermo una vicenda tanto complessa e difficile.
La frase:
- "Perché avete ucciso mia figlia?"
- "Perché mi serviva"
Elisa Giulidori
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