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Prendimi e portami via
Roma, esterno notte: una bambina in abito bianco di voile e lustrini danza intorno ad un falò. Giampiero, tredici anni, che vive con i genitori in periferia, la guarda incantato dalla finestra della sua camera. I suoi genitori, Luciana (Valeria Golino- Respiro) e Alfredo (Rodolfo Laganà - Febbre da cavallo. La mandrakata) sono una coppia in crisi. Lei, pittrice, ha voglia di fuggire da una realtà che inizia a starle stretta, lui, fruttivendolo, si divide fra il negozio della madre e il bar del quartiere. La convivenza con gli zingari è difficile, ma Giampiero riesce a fare amicizia con Romana, la bambina che osserva dalla finestra. In breve i due diventano inseparabili, anche se la loro storia suscita critiche e pettegolezzi. Il loro legame è così forte che Giampiero non si sottrae alle botte pur di impedire, inutilmente, che Romana venga venduta ad un vecchio zingaro proprietario di un luna-park. Il bambino viene portato in ospedale, la situazione esplode: il malcelato razzismo che covava negli animi degli abitanti del quartiere trova libero sfogo, e un drappello di uomini incappucciati incendia l'accampamento. Dopo essere guarito, il bambino torna lì dove sorgeva il campo rom, ma non trova nessuno. Ha perso le tracce di Romana, ma non si rassegna e si mette alla sua ricerca... Film di denuncia, dal tono polemico e contestatore, girato in modo semplice e diretto. La storia, ispirata ad un fatto di cronaca realmente accaduto, ci mostra l'incontro, o meglio lo scontro, fra due mondi, fra due culture così diverse eppure sempre più vicine, l'intolleranza, l'ingiustizia, il pregiudizio e la discriminazione che in modo sempre più palese, si esplicano nei confronti degli zingari. I luoghi comuni, le convinzioni socialmente condivise, la non conoscenza dell'altro, diventano, in situazioni di particolare disagio, come possono essere quelle delle periferie romane, delle facili giustificazioni per comportamenti assolutamente riprovevoli. Spesso non c'è neppure la voglia di conoscere meglio una cultura diversa dalla nostra, non c'è curiosità, non c'è interesse a scoprire e a capire chi ci abita accanto. Zangardi ha saputo mettere bene in luce tutte le contraddizioni che fanno parte della nostra quotidianità, tutte le sfaccettature dell'intolleranza, tutte quelle credenze e quelle opinioni che costituiscono, purtroppo, il nostro bagaglio di conoscenza nei confronti dei rom. Dal canto loro, gli attori hanno dato una prova eccellente. Laganà è assolutamente a suo agio nei panni del burbero commerciante di periferia, abituato a guadagnare poco e a sacrificare tutta la sua giornata per un lavoro che non lo gratifica, la Golino, ormai sempre più dedita al cinema "impegnato", bene si cala nei panni della mamma insoddisfatta, bella ma criticata da tutti, amorevole e comprensiva ma spesso assente. Molto curate anche le ambientazioni e i vestiti, assolutamente credibili i dialoghi e le situazioni. Utile per tutti coloro che vogliono capire e cercare di superare la propria ipocrisia.
Teresa Lavanga
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