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Piranha 3-D
Sulla carta, sarebbe dovuto essere il rifacimento tridimensionale del "Piranha" diretto nel 1978 da Joe Dante, il quale, al di là del sequel di tre anni dopo "Piraña paura" di James Cameron (in realtà realizzato quasi tutto da Ovidio G. Assonitis), ebbe già nel 1995 il remake televisivo di Scott P. Levy "Piranha-La morte viene dall’acqua".
Nella concretezza, invece, la pellicola firmata dal francese trapiantato in terra statunitense Alexandre Aja – già responsabile delle riletture de "Le colline hanno gli occhi" e "Into the mirror" – sembra distaccarsi del tutto dal plot dell’originale dantiano fin dall’incipit, quando assistiamo alla morte del Richard Dreyfuss che fu tra i protagonisti de "Lo squalo" di Steven Spielberg, titolo iniziatore nel 1975 proprio del filone che gli appassionati hanno poi denominato "jawsploitation", costituito da prodotti incentrati sull’essere umano attaccato da creature acquatiche.
Infatti, mentre i voracissimi pesciolini sfornati dal futuro regista di "Gremlins" erano stati in realtà mutati geneticamente dall’esercito per scopi bellici, l’autore di "Alta tensione" li aumenta di grandezza e li rende preistorici, facendoli liberare dai fondali di Lake Victoria tramite una scossa tellurica per poi scagliarli contro i bagnanti del posto, impegnati a godersi la settimana di sole delle "vacanze di primavera".
Quindi, in sostituzione della metafora anti-militare abbiamo un pretesto naturalista che, pur ricordando non poco i punti di partenza tipici dei disaster movie degli anni Settanta, viene questa volta sfruttato al fine di confezionare un prodotto di pura exploitation al cui interno l’aria che si respira, però, è quella della morale proto-slasher risalente al decennio successivo, quando, tra uno schizzo di sangue e l’altro, lo spettatore apprendeva in maniera efficace che era meglio tenersi lontani da vizi e peccati per non essere uccisi dal mostro di turno.
Una morale che, tenendo in considerazione il totale decadimento dei valori che sembra aver colpito l’umanità del terzo millennio, risulta sempre efficace sullo schermo, in questo caso appositamente popolato di ragazze pronte a denudarsi (tra cui la pornostar Gianna Michaels in una breve apparizione), da un lato per prendere parte ad un concorso con t-shirt bagnate il cui organizzatore ha il volto dell’Eli Roth autore di "Hostel", dall’altro per essere immortalate dalla videocamera di un insopportabile regista di filmini hard interpretato dal Jerry O’ Connell della serie tv "Il mio amico Ultraman".
Nomi noti che vanno ad affiancare la candidata all’Oscar Elisabeth Shue nei panni dello sceriffo locale, il Ving Rhames di "Pulp fiction" in quelli del vice-sceriffo e il veterano Christopher Lloyd nel ruolo di una sorta di scienziato pazzo che tanto ricorda il suo Doc di "Ritorno al futuro"; tutti al servizio di 88 minuti di visione che Aja, supportato dagli effetti speciali di trucco ad opera degli infallibili Howard Berger e Greg(ory) Nicotero, gestisce a dovere per coinvolgere senza annoiare mai lo spettatore, il quale, fornito del giusto gusto da brivido cinematografico ed inforcati gli occhiali 3D, non può fare a meno di rimanere divertito dinanzi ad immagini come quella del pene galleggiante afferrato dai piranha o nel corso della lunga sequenza del massacro di massa, in cui, ricordando in parte la saga "Final destination", provvedono anche eliche di motoscafo e cavi elettrici a permettere all’acqua di tingersi di rosso.
La frase: "Questo esemplare di piranha è scomparso dalla faccia della Terra più di due milioni di anni or sono".
Francesco Lomuscio
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